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    Il Collegio – Quando la storia contemporanea entra nel Docu – Reality

    La storia contemporanea, le vicende italiane, il fascismo, le leggi razziali, la Shoah, e anche la fuga del criminale nazista Herbert Kappler, tutto spiegato ai ragazzi. Però non si tratta di quei giovani che la storia la imparano a scuola, ma dei 20 adolescenti partecipanti al docu – reality “Il Collegio” in onda su Rai2, e prodotto da Banijay Italia, arrivato alla sesta edizione. Intrecciando intrattenimento, reality, e pillole di storia, e dibattiti su temi importanti, nel programma Rai il servizio pubblico ha puntato su un esperimento, che ormai è diventato un cult in cui “non ci si rinchiude in una nicchia riservata per i filosofi della Magna Grecia ma si parla a tutti, per far passare semplicemente anche dei concetti importanti e seri”. Lo spiegano il direttore di Rai2 Massimo Lavatore e il capoprogetto Gabriella Oberti, che Shalom ha intervistato.

     

    L’idea di questa intervista è nata dal fatto che durante una delle ultime puntate del Collegio i ragazzi hanno ascoltato la storia della fuga di Kappler. Già nelle scorse edizioni del programma sono stati affrontati temi quali il fascismo e le leggi razziali. Ci siamo chiesti se questa formula aiuti anche altri ragazzi a conoscere la storia. Quale è l’impegno della rete nella diffusione dei contenuti legati alla storia contemporanea rivolti ai giovani?

     

    Massimo Lavatore: Rai, e Rai2 in particolare, sono sensibili da sempre ai temi legati alla vita e alla cultura ebraica soprattutto a mantenere vivo il ricordo della persecuzione nazifascista. Rai2 dal ’73 trasmette Sorgente di Vita. Io stesso da giovane, quando ero operatore di ripresa, ho partecipato alla redazione di tantissime puntate. Rai2 già da 50 anni approfondisce questi temi, cosi come Rai2 da otto anni realizza delle puntate monografiche sulla Shoah. Quando Ilaria Dallatana nel 2016 pensò di acquistare il format del Collegio, assieme a Luca Busso e Gabriella Oberti decise di introdurre all’interno di un prodotto pensato e concepito per raccogliere il maggior numero di giovani, di veicolare, attraverso il prodotto commerciale, contenuti molto importanti, e alti. Questi giovani vengono trasportati dal presente, dalle loro abitudini, in epoche passate, in cui andavano a scuola i loro nonni e i loro genitori. Abbiamo fatto sì che oltre all’impatto con la disciplina, con il taglio dei capelli, con il cambiamento del vestiario, ci fosse anche un impatto con tematiche strutturali importanti, trattate in modo semplice.

     

    Può farci degli esempi?

     

    ML: Oltre a Kappler, in tutte le edizioni abbiamo trattato più volte il tema della Shoah. Abbiamo notato sempre che attraverso la precisione e la preparazione dei professori come il prof. Raina, che è molto bravo nella divulgazione, i ragazzi, verso i quali noi nutriamo qualche perplessità, perché avvinti dai social e dai telefonini, messi di fronte a questa realtà così forte e così tragica sono profondamente colpiti, si commuovono, e comprendono la gravità di quello che è avvenuto.

     

    Il mondo dei giovani è una galassia. Programmi come il Collegio, in cui la strategia è quella di far calare i ragazzi in un’epoca lontana e farli sentire dentro la storia, pensate che siano veramente efficaci per renderli più consapevoli delle vicende italiane?

     

    Gabriella Oberti: Un elemento importante è l’approccio con questi argomenti. I ragazzi si sentono in un’aula scolastica però c’è un clima diverso: si crea un’atmosfera, un’intimità, grazie alle capacità dei nostri professori, il prof. Maggi (che è il prof. di italiano), e il prof. Raina (che insegna storia), affrontano queste tematiche in modo particolare, i ragazzi non si sentono in obbligo di ascoltare ma sono attratti dal racconto e dalla scoperta di questi avvenimenti. Molto importante è anche il fatto che mandiamo in onda solo una piccola parte del girato: le lezioni di storia e d’italiano durano ore e poi c’è un lungo lavoro di montaggio per tirare fuori quelli che sono i contenuti forti che rendiamo fruibili al pubblico e anche ai giovani. Il Collegio prende una fascia di spettatori di età bassa, tra gli 8 e i 18 anni. Grazie anche al materiale di repertorio aiutiamo i giovani visivamente ad immedesimarsi nel fatto e a comprendere l’importanza del racconto storico. I ragazzi si sentono coinvolti, incuriositi, comprendono l’importanza di quello che il professore sta cercando di trasmettergli e si sentono liberi di esprimere le proprie opinioni.

     

    Quello del Collegio è un format inglese. Come si adatta alla realtà italiana?

     

    GO: Il format italiano è abbastanza fedele a quello internazionale, del quale abbiamo acquisito i diritti. Il concetto fondamentale è mettere alla prova questi ragazzi che sono abituati a vivere in un contesto contemporaneo con una realtà del passato completamente diversa e non affine alla loro cultura ed educazione. Stando in un collegio, l’idea è quella di ispirarsi ai programmi didattici degli anni che vengono scelti, partendo dai fatti di quell’epoca, attraverso la preparazione dei professori e delle lezioni, cerchiamo anche di riportarli nei contesti storici ancora precedenti, che sono le radici della nostra cultura e storia. Questo avviene anche nel format internazionale. Poi l’abbiamo migliorato negli anni. Nelle ultime tre edizioni abbiamo fatto un lavoro di approfondimento e di cura ulteriore nelle lezioni e nella preparazione del programma didattico, perché abbiamo visto che sono dei momenti importanti per fare uscire la profondità di ognuno dei ragazzi, i quali spesso a primo impatto sembrano superficiali, ignoranti, arroganti, ma in realtà è apparenza, una forma di difesa. Molti di loro hanno dai 14 ai 16 anni, è la prima volta che escono da casa lontano dai genitori, si creano una corazza, soprattutto nelle prime settimane, poi cominciano a crollare tutti, a piangere, diventano più permeabili. A quel punto aumenta da parte loro l’attenzione nell’ascoltare i professori e possiamo permetterci di introdurre degli approfondimenti più importanti, come la storia del fascismo, l’Olocausto, abbiamo affrontato Deledda e Montale. Molti hanno scoperto la passione per certe materie. Alla fine del percorso alcuni ragazzi hanno dimostrato di aver maturato proprio una passione per lo studio.

    In questo senso, ci fa degli esempi di partecipanti che sono cambiati durante il percorso?

    GO: Una è Matilde Ricorda, entrata nella seconda puntata, in sostituzione di una ragazza. Matilde è entrata apparentemente arrogante e spavalda, nel corso delle puntate si tocca con mano il suo cambiamento. Pur mantenendo uno spirito di ribellione, c’è questo impegno a voler studiare, a raggiungere la sufficienza per poter essere ammessi all’esame finale. Poi ci sono Giovanni Junior D’Ambrosio e Vincenzo Rubino, ragazzi semplici che hanno tirato fuori grande grinta per voler dimostrare a se stessi, ma soprattutto ai genitori, che ce la possono fare. C’è una crescita da parte di tutti. In questi anni in ogni edizione i ragazzi sono entrati in un certo modo e sono usciti tutti rafforzati, e soprattutto quello che è evidente è la maturazione di una consapevolezza del rapporto con i loro genitori. La lontananza li fa crescere. Riescono ad aprirsi con i professori cosa che non riescono a fare con i genitori. Ognuno di loro in questo mese scopre l’amicizia, il punto di riferimento del compagno che è più forte.

    In questa prova che rappresenta un’esperienza di crescita, quale è la cosa che gli manca di più?

    GO: La famiglia. Non il cellulare, quella è una assenza materiale, dopo una settimana si disabituano. Il cibo, lo continuano a sognare fino alla fine. Questo emerge in tutti. In questa edizione per la prima volta introduciamo un confronto con i genitori. Nella prima parte i genitori vengono in collegio. C’è uno psicologo, e una conferenza proprio sul rapporto tra genitori e figli. I genitori vengono portati in classe, ognuno si siede al banco del figlio e il Prof. Maggi gli fa una lezione e gli chiede di scrivere un breve tema. Anche lì vediamo il crollo dei genitori, ci sono mamme che si mettono a piangere, perché tirano fuori del sommerso che avevano dentro e che in questo periodo di lontananza hanno scoperto delle deficienze nel rapporto con i loro figli. Nella prossima puntata ci sarà un approfondimento sulla parità di genere.

    Potreste dirci se introdurrete nella prossima edizione nuovi temi storici?

    ML: Sicuramente i temi che riguardano la storia recente che ha formato la società attuale, non saranno trascurati. Dovremo parlare quando sarà il momento anche delle cose più gravi, che sono accadute nel passato recente come il terrorismo, a partire dalle Torri Gemelle e poi tutte le stragi.  Tutto questo parlando a tutti in modo semplice e cercando di far stare più persone davanti al televisore. Servizio pubblico non significa rinchiudersi in una nicchia riservata per i filosofi della Magna Grecia, ma parlare a tutti, far passare semplicemente anche dei concetti importanti e seri.

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