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    Giorno memoria: al Maxxi studenti rivivono orrore Shoah

    Abiti neri e
    bianchi, ebrei e non  ebrei,
    sopravvissuti e narratori. Gli alunni delle terze classi  della scuola secondaria di I grado ‘Vittorio
    Alfieri’ di Roma  hanno portato indietro
    il tempo e fatto rivivere gli anni della 
    Shoah, la proclamazione delle leggi razziali e la deportazione,  le morti, il lavoro disumano nei lager, la
    liberazione. Racconti che, a due giorni dal 27 gennaio, giornata che
    ricorda  l’apertura dei cancelli di
    Auschwitz-Birkenau, riportano il 
    presente nel passato più buio della storia del Novecento. Una  performance, ospitata al Maxxi e arricchita
    dalle parole del  testimone Sami Modiano,
    sopravvissuto a quell’orrore. “Io volevo studiare, mi piaceva – ha
    raccontato tra le  lacrime a studenti,
    insegnanti e genitori – essere espulso fu un trauma. Quando un bambino di otto
    anni viene espulso dalla  scuola e non sa
    perché, si immagina che sia per una sua 
    mancanza. Ho saputo il vero motivo della mia espulsione,  conseguenza delle leggi razziali, da un mio
    insegnante, che mi  aiutava a studiare, e
    quando vide la mia crisi di pianto, tentò 
    di confortarmi e mi asciugò le lacrime. Era più dispiaciuto lui  di me”. “A Birkenau – ha continuato
    – vidi cose incredibili,  bambini
    innocenti eliminati con barbarie da altri uomini. E’ un orrore che non si può
    spiegare. I tedeschi stessi ci dicevano che, se mai qualcuno di noi fosse
    riuscito a uscire dal campo e avesse raccontato ad altri cosa stava succedendo,
    non sarebbe stato creduto. E fu proprio così. Fuori non ci credeva
    nessuno”. 

    L’iniziativa,
    inserita nel cartellone di eventi organizzati per  la Giornata della Memoria, è stata voluta dal
    II municipio la cui presidente Francesca Del Bello ha voluto sottolineare che
    si tratta di “un evento estemporaneo ma un programma pensato
    quotidianamente perché ci crediamo molto: non sono momenti  troppo lontani per sentirli vicini ma luoghi
    e spazi del  territorio che viviamo
    quotidianamente”.

    Riccardo
    Pacifici del Collegio dei Soci Fondatori della Fondazione Museo della Shoah ha
    voluto sottolineare: “non  siamo qui
    a fare le vittime e non vogliamo che la gente pianga  per noi, siamo qui non per compatire gli
    ebrei ma per capire  cosa fare per il
    futuro”. 

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