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    Giornata della Memoria, Mattarella: preoccupa razzismo e negazionismo

    Entriamo al Quirinale per la
    commemorazione della Giornata della Memoria e la prima persona che incontriamo
    è Edith Bruck. “Non smetto di combattere – dice – malgrado l’età. Ma questa
    porta la chiuderanno? C’è uno spiffero”, ci confessa la scrittrice novantenne
    sopravvissuta allo sterminio, accanto a Sami Modiano, altro testimone di
    Auschwitz. Non ci sono altre parole per descrivere il valore della
    testimonianza, persone che, malgrado l’età, malgrado la fatica, non si fermano
    per raccontare l’orrore.

    La cerimonia si svolge iniziando dall’audio
    del discorso di Mussolini sulla razza pronunciato a Trieste nel 1938 e
    continuando con tutto quello che ne seguì. L’attesa è, però, per il discorso
    del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che non manca di guardare al
    presente oltre che di ricordare il passato. Il sentimento resta lo stesso di
    sempre: “quello dell’angoscia e della riprovazione. I cancelli di Auschwitz si
    spalancano tuttora sopra un abisso oscuro e impenetrabile: la cancellazione
    totale della dignità dell’uomo”. Per questo per Mattarella è importante
    ricordare la nostra carta fondamentale. “È di grande significato che la
    Costituzione volle sancire, all’articolo 3, la pari dignità ed eguaglianza di
    tutti i cittadini, anche con l’espressione ‘senza distinzione di razza’. Taluno
    ha opinato che possa apparire un’involontaria concessione terminologica a tesi
    implicitamente razziste. I Costituenti ritennero, al contrario, che
    manifestasse, in modo inequivocabile, la distanza che separava la nuova Italia
    da quella razzista. Per ribadire mai più”.

    Non manca uno sguardo all’oggi,
    soprattutto al negazionismo e all’odio sul web. “I principi che informano
    la nostra Costituzione repubblicana e la Carta dei Diritti Universali dell’Uomo
    sono la radicale negazione dell’universo che ha portato ad Auschwitz”, spiega
    il presidente che lancia un monito. “Principi che oggi, purtroppo, vediamo
    minacciati nel mondo da sanguinose guerre di aggressione, da repressioni ottuse
    ed esecuzioni sommarie, dal riemergere in modo preoccupante – alimentato
    dall’uso distorto dei social – dell’antisemitismo, dell’intolleranza, del razzismo
    e del negazionismo, che del razzismo è la forma più subdola e insidiosa”. Già,
    i social, un messaggio che sembra proprio indirizzato ai giovani.

    Presente alla cerimonia anche la
    premier Giorgia Meloni. “La Shoah rappresenta l’abisso dell’umanità – scrive la
    presidente del consiglio – Un male che ha toccato in profondità anche la nostra
    Nazione con l’infamia delle leggi razziali del 1938. È nostro dovere fare in
    modo che la memoria di quei fatti e di ciò che è successo non si riduca ad un
    mero esercizio di stile”.

    Presenti anche i rappresentanti
    della comunità ebraica, il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, la
    presidente dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e la
    presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, che commenta così il
    discorso di Mattarella: “Anche quest’anno commuovono le parole del presidente e
    l’intensità del suo messaggio teso a recuperare le responsabilità italiane,
    prima, durante e dopo la guerra, dal fascismo alla repubblica di Salò e a
    quanto accaduto nella nostra democrazia che purtroppo annacqua in alcune sacche
    permettendo antisemitismo”. Per Dureghello, “le parole di Mattarella sono
    sempre di rilievo, di grande motivazione, senza memoria non c’è giustizia, ha
    giustamente ricordato il presidente della Repubblica richiamando le
    istituzioni, ciascuno nel suo ruolo, ad adempiere affinché quello che è stato
    non sia mai più”.

    “Sappiate tutti che ebreo non è
    sinonimo di Shoah e di morte ma mille dimensioni di vita e cultura, cultura di
    vita – spiega poi Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità
    ebraiche italiane. “Per l’Italia che celebra il 75esimo della Costituzione
    repubblicana, i vocaboli che rappresentano diritti e doveri di singole
    istituzioni sono stati attentamente vagliati. Sia quelli che riguardano i
    cittadini e ogni singola istituzione sono la risposta a quanto avvenuto allora,
    per ripristinare decoro e dignità di essere nazione, d’esempio agli altri
    Paesi”.

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