Prosegue l’opera e l’attività di divulgazione della Fondazione Museo della Shoah che sotto la guida del presidente Mario Venezia e del Direttore Scientifico Marcello Pezzetti ha trovato una sua precisa e netta collocazione nell’offerta museale della capitale, e non solo. Non è facile parlare di Shoah e non è facile promuove eventi ed attività scientifiche e didattiche in spazi limitati e particolarissimi come la Casina dei Vallati, sede della Fondazione. Ma Venezia e Pezzetti ci riescono benissimo avendo adottato una formula di lavoro che ormai da alcuni anni si è rilevata di successo e dà loro molte soddisfazioni: far conoscere le singole e complesse realtà che compongono l’immensa tragedia della Shoah, speso piccole o marginali pagine di storia, che hanno però molto da raccontare soprattutto se inserite nel contesto dell’attualità. Un racconto che ha però una chiara e precisa finalità: informare le nuove generazioni, in una presa di coscienza che diventa educazione e formazione.
Da questo connubio tra il raccontare la storia delle persecuzioni e del genocidio, ma traendo da questo insegnamenti e lezioni per il difficile, preoccupante e incerto presente in cui si affacciano rinnovati odi ebraici che credevamo scomparsi, sono nate decine di mostre, alcune portate anche in altre sedi.
L’ultima di queste è “Un’era di sette secoli. Lietuva. Lite. Lite”, che vuole accendere un faro su quella che fu una delle più importanti e feconde, culturalmente e spiritualmente, comunità ebraiche dell’est Europa, quella lituana. Una comunità ebraica che in sette secoli di storia seppe diventare punto di riferimento non solo per la società lituana non ebraica, ma anche una luce di conoscenza per l’intero ebraismo mondiale, attraverso gli insegnamenti lasciati da uno dei più grandi Maestri, il Gaon di Vilna. Una storia improvvisamente e bruscamente interrotta dalla violenza nazista che in pochi mesi cancellò migliaia di vite umane e distrusse un mondo spirituale di straordinaria bellezza: Vilnius, prima della guerra ospitava oltre 150.000 ebrei ed era soprannominata la Gerusalemme del Nord, oggi gli ebrei sono appena 5.000.
La mostra – inaugurata l’altro ieri alla presenza dei vertici della Fondazione, dall’ambasciatore lituano in Italia Ričardas Šlepavičius, dalla presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, dal presidente degli ebrei lituani Faina Kukliansky, dalla consigliera della Fondazione Museo Ebraico Giorgia Calò e dall’assessore alla cultura della Comunità ebraica romana Giordana Moscati – si compone di quattro aree espositive: la storia ebraica lituana, la lingua yiddish, il rapporto tra ebrei e non ebrei; poi segue il periodo della prosperità; il terzo spazio racconta le persecuzioni e la Shoah; l’ultimo spazio è uno sguardo sul presente.