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    Figure di donne ebree del Rinascimento – “Donne ebree: due gruppi marginali che si incrociano”

    di Carlotta Livoli

    Lunedì 8 marzo 2021 è stato avviato il ciclo di lezioni “Figure di donne ebree del Rinascimento” nell’ambito del corso del Diploma Universitario in Studi Ebraici organizzato dall’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) in collaborazione con il Centro di Cultura Ebraica della comunità ebraica di Roma.

    Le lezioni, tenute dalla professoressa Shulamit Furstenberg Levi, studiosa del pensiero del Rinascimento ed attualmente insegnante presso l’istituto Lorenzo dè Medici di Firenze, sono articolate in cinque incontri sulla piattaforma online Zoom.

    La prima lezione è stata fissata non a caso in occasione del giorno della festa della donna, proprio per celebrare la figura femminile. Ad introdurre l’incontro, il direttore del Diploma Universitario Rav Riccardo Di Segni, che ha raccontato l’interessante aneddoto di come l’usanza di donare mimose alle donne durante la loro festa sia stata un’iniziativa introdotta per la prima volta dalla moglie di Palmiro Togliatti, Rita Montagnana, donna ebrea italiana.

    Il tema principale affrontato dalla prof. Furstenberg ha riguardato l’analisi di due distinti quesiti: “L’ebraismo è stato protagonista o solo spettatore della rinascita?” (Giuseppe Veltri) e “Le donne hanno avuto un rinascimento?” (Joan Kelly).

    Riguardo la prima domanda, le risposte presentata dalla professoressa sono discordanti tra loro ed oscillano tra chi sostiene che gli ebrei italiani non siano stati influenzati dalla cultura italiana, ma, al contrario, siano stati parte integrante di essa durante il Rinascimento (Cecil Roth e Pierre Savy) e chi, invece, ha una visione meno idilliaca circa il rapporto tra cultura ebraica ed italiana in quel periodo storico (Roberto Bonfil).

    La prof. Shulamit ha poi presentato un’analisi del ruolo delle donne, in particolare di quelle di religione ebraica, nel Rinascimento. Margaret King sostiene che le donne non abbiano avuto un vero e proprio rinascimento, perché soggette alle volontà dei padri e dei mariti e rivestite dall’onta misogina della cosiddetta “caccia alle streghe”. Altri studiosi suggeriscono invece di guardare le donne del Rinascimento come “cercatrici intelligenti di un nuovo modo di essere nel mondo” ed in lotta per la loro realizzazione in tutti gli ambiti.

    Le lezioni sono gratuite ed aperte al pubblico, molto interessanti e coinvolgenti.  

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