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    Emergenza Covid: senza adeguati aiuti le scuole paritarie rischiano di morire

    Un patrimonio di inestimabile valore, quello delle scuole paritarie italiane – e in particolare quelle ebraiche, espressione massima di tutela e valorizzazione di ogni minoranza e di qualsivoglia differenza – che rischia di disperdersi a fronte di una situazione economica che potrebbe pregiudicarne la stessa sopravvivenza e per salvare il quale a poco contribuiscono le forme di sostegno presenti nel Decreto Rilancio.

    Del miliardo e mezzo di euro messi a disposizione dal Governo per l’intero sistema scolastico nazionale, infatti, solo 150 milioni di euro verranno stanziati per le oltre dodicimila scuole paritarie italiane di ogni ordine e grado sparse sul tutto il territorio nazionale.

    A poco è servito il lungo braccio di ferro prodottosi all’interno della stessa maggioranza e timida è stata la risposta alle numerosissime proteste provenienti dal mondo delle scuole pubbliche paritarie e in particolare dalla Cei che di quelle scuole gestisce circa il 64%. Va detto, il Governo alla fine si è mosso. Così che nell’ultima versione del decreto Rilancio, quella poi firmata dal Presidente della Repubblica, all’articolo 233 è stato inserito un nuovo stanziamento di 70 milioni, a titolo di sostegno economico “in relazione alla riduzione o al mancato versamento delle rette o delle compartecipazioni comunque denominate, da parte dei fruitori fino ai sedici anni di età, determinato dalla sospensione dei servizi in presenza a seguito delle misure adottate per contrastare la diffusione del Covid-19». Un piccolo passo in avanti rispetto ai 65 milioni di euro per le scuole materne paritarie, anche questi a copertura del mancato versamento delle rette, già presenti nella prima versione del decreto e ai 15 milioni di incremento del Fondo nazionale per il Sistema integrato di educazione e di istruzione, che porta il totale dei contributi per i servizi tra 0 e 6 anni a 80 milioni di euro. Infine, agli istituti non statali, andrà anche una parte dei 39,23 milioni di euro stanziati per garantire il «corretto svolgimento» degli esami di Stato, «assicurando la pulizia degli ambienti secondo gli standard previsti e la possibilità di utilizzare, ove necessario, dispositivi di protezione individuale da parte degli studenti e del personale scolastico durante le attività in presenza». Queste ulteriori risorse, si legge nel testo del decreto, saranno ripartite «tenendo conto del numero di studenti e di unità di personale coinvolti» nello svolgimento dell’esame di Maturità.

    Al momento, dunque, per le scuole paritarie, dall’infanzia alla secondaria di secondo grado (ma soltanto fino ai 16 anni), sarebbero stati previsti stanziamenti per 150 milioni di euro.

    Sempre troppo poco se si considera peraltro che nel Decreto – ancora in attesa di approvazione – risultano essere del tutto insufficienti gli aiuti economici alle famiglie le quali saranno costrette giocoforza a iscrivere i propri figli nelle scuola statali. Gli effetti saranno a catena e disastrosi: molte paritarie saranno costrette a chiudere e il sistema scolastico pubblico (che su ogni alunno iscritto alle paritarie risparmia 7mila euro annui) si troverà a dover assorbire un esubero di circa 1 milione di studenti. “Si tratta – afferma Chiara Iannelli dell’Associazione Articolo 26 – di un’ingiustizia inaccettabile, che viola un diritto fondamentale riconosciuto dalla nostra Costituzione e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani proprio all’articolo 26: il diritto alla libertà di educazione e quindi di scelta della scuola per i figli da parte dei genitori. E’ infatti chiaro a tutti che i genitori non potranno più scegliere le scuole paritarie perché in mancanza di concreti aiuti economici diretti alle famiglie ed eventualmente alle scuole, in particolare in questo tempo di coronavirus, esse saranno costrette a chiudere”.

    Con la chiusura di molte paritarie sarebbe colpito non solo il pluralismo culturale ma anche il diritto alla libertà educativa, il diritto di scegliere la scuola dove far studiare i propri figli. Non si tratta però solo né essenzialmente di un pur necessario rispetto per le minoranze. Attraverso il riconoscimento del ruolo delle scuole paritarie passa la definizione stessa dell’identità del Paese, di un’unità nazionale fondata non solo sul riconoscimento delle differenze ma sul loro fecondo intreccio.

    Ciò è tanto più vero per la comunità ebraica italiana il cui peso sulla cultura nazionale è stato enorme: basti pensare al ruolo degli ebrei nel Risorgimento e poi nella costruzione dello Stato italiano oppure al dialogo interreligioso, la cui importanza travalica in confini nazionali. La cultura ebraica, però, non è fatta solo di testi e parole. Per il Popolo del Libro, essenziali sono anche e soprattutto le festività, le tradizioni, la specifica articolazione del tempo scandita dalle esigenze e dalla intensità del culto. Tutti elementi che rendono indispensabile una scuola che sappia conservare e trasmettere alle nuove generazioni l’eredità della cultura ebraica ed ebraico-italiana.

    Proprio le dimensioni numericamente limitate delle comunità italiane, oltretutto fra le più penalizzate dalla crisi Covid-19, rendono difficilissimo far sì che esse possano mantenere in modo autonomo le proprie scuole. Gli aiuti stanziati dal dl Rilancio, che ci auguriamo possano essere incrementati dal Parlamento in fase di conversione, sono senza dubbio un passo nella giusta direzione. Non ancora sufficiente…

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