A Elena Di Porto “je partiva er chicchero”. Queste le parole per descrivere il carattere ribelle dell’ebrea romana portata in scena da un’eccezionale Paola Minaccioni che veste panni drammatici in “Elena, la matta”, in scena alla Sala Umberto di Roma dal 5 al 16 febbraio e dal 27 febbraio al 2 marzo al Carcano di Milano, per la drammaturgia di Elisabetta Fiorito, la regia di Giancarlo Nicoletti, le musiche originali di Valerio Guaraldi, eseguite dallo stesso autore e Claudio Giusti. Una storia vera, di libertà, di femminismo antelitteram, di rivolta contro le ingiustizie, un’eco di quanto accade ancora oggi nei regimi, basti pensare all’Iran.
La vicenda viene tratteggiata sin dall’infanzia di Elena in quello che è l’ex-Ghetto appena aperto negli anni illusori dell’emancipazione quando i ricchi sono andati a vivere nei quartieri nuovi, vicino al Tempio di via Balbo, mentre lei, di famiglia povera, continua a fare l’ambulante. Si sposa con un altro Di Porto, avrà due figli, ma non sarà un matrimonio felice. Separata dal marito, indipendente, antifascista, poco disposta ad accettare passivamente ogni forma di sopruso, soprattutto nei confronti degli altri, Elena è una donna complessa che ha continue crisi di rabbia quando vede un’ingiustizia e che per questo viene rinchiusa a Santa Maria della Pietà. Ma Elena non si arrende e combatte contro il regime, la persecuzione razziale, i ricoveri all’Ospedale psichiatrico, gli scontri con le squadracce fasciste, il confino in Basilicata, il ritorno a Roma, il vano tentativo di resistenza durante l’occupazione nazista della Capitale fino al rastrellamento del 16 ottobre 1943 e all’estremo sacrificio.
“Ho voluto raccontare questa storia per dar vita di nuovo a Elena perché la sento dentro di me come fosse una sorella. Una donna alla quale ispirarsi ogni giorno, una storia di libertà che spero commuova il pubblico come ha commosso me”, spiega Paola Minaccioni che interpreta Elena con tutta la veracità e la potenza per raccontare una femminilità decisa, forte, fuori dagli schemi.
Lo spettacolo, messo dapprima in scena in forma di reading ad Ebraica – Festival di Cultura nel 2023 e al Teatro India di Roma dalla Fondazione Museo della Shoah, che ha concesso il patrocinio, è adesso uno spettacolo vero e proprio prodotto dalla Goldenart e Altrascena. La storia di Elena, firmata da Elisabetta Fiorito, giornalista, scrittrice e drammaturga prende spunto da varie fonti, dal libro di Gaetano Petraglia, “Elena, La Matta di Piazza Giudia”, edito da La Giuntina, ma anche dalle memorie di Settimia Spizzichino, unica sopravvissuta al rastrellamento del Ghetto, dagli studi dello storico David Kertzer, dalla testimonianza di Giacomo De Benedetti, dai racconti familiari di Marco Di Porto, nipote di Elena. Le musiche originali di Valerio Guaraldi fanno da colonna portante dello spettacolo, la regia di Giancarlo Nicoletti dà un tocco di originalità, ma lo spettacolo ruota tutto attorno all’interpretazione magistrale di Paola Minaccioni che fa immergere lo spettatore nella vera storia di Elena Di Porto.