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    Da oggi via alle restrizioni anti Covid. Ma…

    La giornata di ieri, 31 marzo, segna la fine dello stato di emergenza Covid dopo 2 anni di restrizioni, sofferenze, lutti, speranze alternate a delusioni. Da oggi scattano nuove regole sempre meno stringenti: ma è arrivato davvero il tempo del “libera tutti”? L’incubo della pandemia può dirsi davvero concluso? Oppure dobbiamo attenderci una ulteriore diffusione del virus legata al rallentamento delle misure di contenimento e alla comparsa di ulteriori varianti?

     

    Come sempre la verità non alberga tra le posizioni estreme ma in quelle intermedie. Oggi disponiamo di un’arma di difesa efficace come il vaccino che non evita il contagio, ma almeno protegge dalle complicanze più serie. Abbiamo nuovi farmaci, che tuttavia non assicurano una efficacia al 100%, ma soprattutto conosciamo meglio il comportamento di questo virus. Sulla sponda opposta abbiamo ancora una scarsa percentuale di vaccinazione sotto i 12 anni, una piccola parte di popolazione che continua a rifiutare anche i nuovi vaccini allestiti con tecnica tradizionale e un generalizzato stato di insofferenza verso le misure di precauzione quali mascherina e distanziamento. 

     

    L’esperienza quotidiana di ciascuno di noi conferma il dato epidemiologico: i contagi non solo sono ancora molto numerosi ma addirittura in aumento, taluni richiedono il ricovero ospedaliero e il numero dei morti resta purtroppo stabile. E la notizia più allarmante arriva dalla Cina dove alcuni milioni di persone sono costrette nuovamente ad un lockdown generalizzato.

     

    Ma allora quale senso dobbiamo dare all’attuale allentamento delle restrizioni? La politica, quella vera, ora deve tener conto di diverse esigenze e non più solo di quelle esclusivamente sanitarie che sono state giustamente prioritarie in una prima fase pandemica. Conosciamo le conseguenze devastanti che le restrizioni hanno avuto su interi comparti, come il turismo, la ristorazione, il commercio etc… ma è ancora poco conosciuto l’impatto sul piano psicologico, specie sul versante infantile. I servizi di neuropsichiatria registrano dati allarmanti quali il raddoppio dei casi di depressione e di tentativo di suicidio anche in età molto tenera. 

     

    Giusta quindi la cessazione dello stato di emergenza sanitaria ma non nel senso del “libera tutti” ma piuttosto in quello della delega al senso di responsabilità di ciascuno, nella consapevolezza che i comportamenti dell’uno proteggono la salute dell’altro. Dobbiamo sempre tenere a mente che i ritrovi affollati, specie in ambienti chiusi, sono i migliori alleati del virus, specie se i partecipanti non indossano la mascherina. Nell’imminenza della festività di Pesach mi sento quindi di suggerire cautela, e l’adozione di piccole accortezze (distanziamento, igiene, ricambio d’aria) che possono proteggere noi stessi, ma soprattutto i nostri cari più deboli. Insomma, cerchiamo di conquistare libertà e salute e di evitare di ricadere in malattia e schiavitù!

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