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    Commento alla Torà. Parashà di Tazrìa’: quando si fa la milà ai neonati?

    In questa parashà si parla del
    giorno in cui si deve fare la milà
    (circoncisione) ai neonati come è scritto: “E nell’ottavo giorno si
    circonciderà la pelle del suo prepuzio” (Vaykrà,
    12:3). In effetti la mitzvà di
    circoncidere i neonati maschi nell’ottavo giorno è già menzionata nella parashà di Lekh Lekhà (Bereshìt:
    17:10-12) dove l’Eterno disse ad Avraham: “Questo è il Mio patto che osserverete tra Me e voi e la tua
    discendenza dopo di te, di circoncidere tutti i vostri maschi […] all’età di
    otto giorni […]”.

    Nella nostra parashà è scritto in
    modo esplicito che la milà va fatta
    di giorno.

                    È evidente che se
    nella Torà è scritto che la milà va
    fatta di giorno, non può essere fatta di notte. E poiché è scritto che la milà deve essere fatta nell’ottavo
    giorno, questo significa che è obbligatorio farla anche di Shabbàt nonostante che per fare la circoncisione sia necessario
    compiere delle melakhòt che di Shabbàt sarebbero altrimenti proibite.
    Nel Talmud babilonese (Shabbàt, 132a)
    i maestri affermano che la milà fatta
    nell’ottavo giorno sospende le proibizioni sabbatiche, tuttavia se un bambino è
    nato durante il crepuscolo della sera (ben
    ha-shemashòt) che precede lo Shabbàt
    non è permesso fare la milà nell’ottavo
    giorno dalla nascita, cioè al sabato successivo. Il motivo è che esiste il
    dubbio se il crepuscolo sia ancora giorno o sia già notte.

                    Per questo motivo,
    anche per un bambino sano (se non lo è bisogna aspettare che guarisca), la milà non viene fatta sempre fatta
    all’ottavo giorno. Una mishnà nel
    trattato Shabbàt (137a) chiarisce
    quale sia la regola: “Un neonato viene circonciso nell’ottavo, nel nono, nel
    decimo, nell’undicesimo e nel dodicesimo [giorno], né più né meno. Come si
    spiega? Normalmente si fa la milà
    all’ottavo giorno; se è nato durante il crepuscolo della sera [di un giorno
    qualunque] la milà va fatta il nono
    giorno. [Essendo nato in un’ora il cui status è dubbio e non sappiamo quale sia
    l’ottavo giorno, e non potendo anticipare al settimo giorno, si posticipa al
    nono giorno]. Se è nato durante il crepuscolo della sera che precede lo Shabbàt [essendovi un dubbio se sia
    ancora venerdì o già Shabbàt, la milà non può essere fatta di Shabbàt perché non ne sospende le
    proibizioni e pertanto] la milà va
    fatta al decimo giorno [cioè di domenica]. Poi, se il giorno che segue lo Shabbàt è Yom Tov [giorno festivo, anche in questo caso le proibizioni dello Yom Tov nel dubbio non vengono sospese e],
    la milà va fatta all’undicesimo
    giorno. E se i due giorni di Rosh Hashanà
    seguono Shabbàt, la milà va fatta al dodicesimo giorno”.

                    Rashì (Francia, 1040-1105) spiega la mishnà con queste
    parole: “Se il bambino è nato durante il crepuscolo tra venerdì e Shabbàt, non è permesso fargli la milà di Shabbàt, perché Shabbàt potrebbe
    essere già il nono giorno, e una milà
    che non è fatta nell’ottavo giorno non sospende le proibizioni dello Shabbàt, e pertanto bisogna aspettare
    fino al giorno dopo lo Shabbàt, cioè
    il decimo giorno”.

                    Riguardo a cosa sia il
    crepuscolo, i maestri trattano l’argomento nel secondo capitolo del trattato Shabbàt (34a e 35b) e nel trattato Pesachìm (94a). 

                    Il Maimonide (Cordova, 1138-1204, Il Cairo) nel Mishnè Torà (Hilkhòt Shabbàt, 5:4) riassume la trattazione talmudica e scrive:
    “Dal calar del sole fino all’apparizione di tre stelle di media grandezza è il
    periodo di tempo chiamato ovunque crepuscolo. Su questo periodo di tempo vi è
    il dubbio se appartenga al giorno o se appartenga alla notte; quando si deve decidere
    lo si fa in modo rigoroso […]. Quanto a queste stelle, non sono quelle grandi
    visibili di giorno o quelle piccole che non si vedono altro che di notte, ma
    stelle di media grandezza. E quando appaiono queste tre stelle di media
    grandezza è certamente notte”. In ogni modo poiché la maggior parte delle
    persone non sono esperte nella grandezza delle stelle, R. Yosef Caro (Toledo, 1488-1575, Safed) nello Shulchàn ‘Arùkh (O.C., 293:3) scrive che per l’uscita dello Shabbàt bisogna aspettare l’apparizione
    di tre stelle di piccola grandezza vicine una all’altra. L’uso comune è che
    all’entrata dello Shabbàt si
    accendono le candele 18 minuti prima del calar del sole e per l’uscita ci si
    basa su quanto indicato nei lunari pubblicati dalla comunità.  
            

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