Avrebbero dovuto risolvere definitivamente il problema del trasporto pubblico nella Capitale i 70 autobus israeliani che l’Atac, Azienda di Trasporto romana, aveva affittato. Ma i mezzi invece di circolare sulle strada sfasciate di Roma, in sostituzione di un parco auto ormai fatiscente e non più in grado di servire la cittadinanza, sono rimasti per mesi fermi e bloccati nei depositi di Salerno e Roma.
I mezzi infatti, datati 2008 (e con 15 anni di onorato servizio sulle strade israeliane, all’arrivo in Europa dovevano essere reimmatricolati, ma essendo euro 5 e non euro 6 non è stato possibile avviare la procedura perchè avrebbe violato le direttive comunitarie: Atac ha quindi deciso di rescindere il contratto, dopo aver comunque già versato ai fornitori un anticipo pari al 16% dell’importo totale (il costo per il nolo, manutenzione compresa, è di circa 500mila euro al mese).
“Apprendiamo che Atac ha deciso di rescindere il contratto. L’unica soluzione imbastita doveva consistere nell’omologazione in Germania e poi il cambio targa in Italia, operazione dal costo elevato (circa 6mila euro a bus per un totale stimato di 420mila euro, ndr) e dal risultato incerto”, ha denunciato all’agenzia Dire la consigliera del pd in Campidoglio, Ilaria Piccolo, interpellata a margine di un’iniziativa. La rescissione, ha spiegato la consigliera, “oltre mancato arrivo dei bus potrebbe comportare altri possibili danni ad Atac, come il pagamento di una penale”.
Tra autobus, filobus e tram la flotta Atac conta 2.150 vetture, ma la dotazione di servizio non arriva a 1.500. Gli altri sono fermi, inservibili.