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    APERTURA ARCHIVI PIO XII. RABBINO DI SEGNI: NO A TESI PRECOSTITUITE, LASCIATE LAVORARE GLI STORICI

    “Si vede chiaramente che non ci fu volontà di fermare il treno del 16 ottobre e che gli aiuti furono ben mirati a tutela dei battezzati. Le scarse rivelazioni si riveleranno un boomerang per gli apologeti a ogni costo”. E’ duro e deciso il commento del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni alle dichiarazioni di Joahn Ickx, direttore dell’archivio storico della sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato della Santa Sede. Neanche il tempo di aprire le sante porte ed ecco che arriva la “tempestiva” nonché beffarda sortita di Ickx: le carte confermerebbero – a suo dire – l’aiuto fornito da papa Pacelli agli ebrei romani nei giorni tremendi dei rastrellamenti e della deportazione. Nessun accenno a quel treno – mai fermato – che trasportò ad Auschwitz i 1023 ebrei che erano stati rastrellati all’alba del 16 ottobre nel ghetto di Roma. Per la cronaca – e anche per la storia ieri palesemente offesa e bistrattata Ickx – di quegli ebrei ne tornarono solo 16.

    Parole severe, quelle di Riccardo Di Segni, ma pienamente giustificate dalle circostanze. Il sospetto che l’apertura degli archivi sia funzionale non a una sincera ricerca della verità sul pontificato di Pio XII e sulle scelte “silenziose” della Santa Sede ma alla sola beatificazione di uno dei papi più controversi della storia della Chiesa circolava già prima dell’apertura ufficiale degli archivi vaticani messi a disposizione di 60 tra studiosi e ricercatori a partire da ieri. E lo stesso giorno scelto per l’apertura non faceva che confermare quei dubbi: il 2 marzo, ottantunesimo anniversario dell’ascesa al soglio pontificio di papa Pacelli.

    Va ricordato che la mole di documenti che dovrebbero essere attentamente vagliati per arrivare a conclusioni storiche ponderate è immensa. Si tratta di un lavoro che richiede tempo e attenzione meticolosa e stupisce come i ricercatori si siano invece, e da subito, ritrovati squadernati davanti agli occhi proprio i fascicoli con le richieste di aiuto al Vaticano da parte degli ebrei. Quattromila richieste, già piazzate, per così dire, in cima alla massa di documenti da esaminare e, come se non bastasse, conclusioni storiche già raggiunte, dopo appena una giornata di lavoro. A tutto vantaggio e a maggior gloria del pontefice in via di beatificazione.

    Gli elementi emersi ieri non spostano in realtà di un millimetro quel era già noto: l’assenza, salvo scoperta di nuovi documenti tali da modificare la lettura storica, di passi concreti del Vaticano per impedire la deportazione; la scelta di offrire rifugio agli ebrei nei mesi dell’occupazione, privilegiando però i convertiti, come riconosce implicitamente lo stesso Ickx: “C’è una maggioranza di richieste di aiuto da parte di cattolici di discendenza ebraica, ma non mancano i nomi di ebrei”.

    Per ora nulla consente di attenuare il giudizio storico su Pio XII, pur riconoscendo l’aiuto che il Vaticano offrì a molti ebrei o, meglio sarebbe dire, a persone di origini ebraiche. Né si poteva pensare che fosse diversamente dopo sole poche ore di lavoro per una ricerca che di lavoro ne richiederà mesi se non anni. “Per favore, lasciate lavorare gli storici”, ha concluso Rav Di Segni. E’ quel che va fatto. Senza che a nessuno vengano propinate conclusioni offensive e preconfezionate.

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