Una sensibilizzazione a livello istituzionale della situazione in cui vive Israele dal 7 ottobre 2023 è avvenuta nei giorni scorsi presso la Sala della Regina della Camera dei deputati, dove si è svolta la proiezione in anteprima del reportage “La Voce di Israele. Un anno dopo la strage”, realizzato dalla giornalista Claudia Conte in collaborazione con il Keren Kayemet LeIsrael Italia (KKL).
Il documentario è stato realizzato in occasione del “Viaggio di Solidarietà” organizzato dal KKL Italia lo scorso settembre. Il viaggio si è concentrato nell’andare alla “scoperta” di quei luoghi che il 7 ottobre 2023 furono distrutti, rasi al suolo e sconsacrati dalla furia terrorista di Hamas. Sono stati visitati alcuni dei kibbutzim colpiti dalla furia dei terroristi, ma anche luoghi che sono diventati, purtroppo, un simbolo nella Israele contemporanea, da dopo lo Shabbat nero. Tkuma, “il cimitero delle auto” dove sono stati portati i 1600 veicoli crivellati dai proiettili di Hamas. Kikar HaHatufim, Piazza degli Ostaggi, dove da oltre un anno, ogni giorno, migliaia di manifestatisi radunano per chiedere il rilascio degli ostaggi e protestare contro il governo.
Il documentario, corredato da filmati inediti realizzati dagli stessi terroristi, apre una nuova via di interpretazione della società israeliana oggi dilaniata tra l’obbligo di ricostruire e il dovere di ricordare.
Il deputato Federico Mollicone presidente della Commissione Cultura della Camera dei deputati, in apertura dell’evento, ha ricordato le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’anniversario della strage. “È una responsabilità che, se compete, in primo luogo, a israeliani e palestinesi, deve vedere attivi tutti i popoli amanti della pace, affinché l’orrore del passato non si ripeta”. Il successivo intervento dell’autrice del documentario Claudia Conte ha ricordato come l’obiettivo del documentario sia quello di “raccontare e ridare voce a Israele” attraverso le testimonianze dei familiari dei delle vittime del sette ottobre. La giornalista indossava inoltre una medaglietta degli ostaggi regalatela della sorella di Omri Miran, ancora ostaggio nelle mani di Hamas. La tavola rotonda, che ha seguito la proiezione del documentario, è stata anticipata dell’intervento della direttrice generale di KKL Italia Liri Eitan Drai, la quale ha ricordato gli obiettivi del KKL in Israele e nel mondo.
La tavola rotonda, incentrata sui temi dell’antisemitismo e il terrorismo, è stata aperta dalla lettura del messaggio di Edmondo Cirielli, Viceministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e dal videomessaggio del giornalista David Parenzo. L’intervento della Presidente dell’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) Noemi Di Segni, si è concentrato su quattro punti fondamentali. Quattro sfide che dallo scorso 7 ottobre ognuno di noi è obbligato a fronteggiare: il 7 ottobre “un giorno mai tramontato” e delle conseguenze a partire dalle intenzioni genocidarie di Hamas su Israele e il mondo ebraico. La seconda sfida riguarda “la negazione della elusione della dimenticanza del 7 ottobre” e come gestire uno shock che ha colpito individui, famiglie e comunità trasversalmente. Il terzo elemento è quello del ribaltamento che vuol far passare “chi è stato raggiunto quel giorno dalla furia di Hamas e della Jihad Islamica, gli israeliani e gli ebrei, l’esercito, chiunque è intervenuto nella fase successiva come il terrorista” e che si poggia sui discorsi legati alla Shoah. Il quarto punto ha riguardato la cecità, che pervade i dibattiti sul tema, davanti alla minaccia che incombe sull’Europa e al pericolo che le nostre comunità stanno correndo. Il messaggio finale della presidente è “l’imperativo della vita” anche davanti alle immense sfide che oggi Israele e la Diaspora sono costretti ad affrontare.
Claudia Conte si è poi rivolta al Presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia domandando “come si può sconfiggere l’antisemitismo con la cultura?”. Questi ha subito replicato affermando come la lotta all’antisemitismo sia “uno sforzo continuo” e di come oggi rispetto a ieri, il racconto e la comunicazione sia istantanea e non “un silenzio che parlava” come successe per la Shoah. I primi testimoni iniziarono a parlare dopo 35 anni. L’azione di sensibilizzazione che il museo ha portato avanti nell’ultimo anno ha raggiunto 8mila ragazzi. È necessario “dare un segnale di speranza e non guardare sempre al lato oscuro, c’è un lato grigio sul quale c’è molto da lavorare” e ricordando allo stesso tempo come “il popolo ebraico anche dopo che è avvenuta la Shoah ha dovuto comunque spiegare”.
L’intervento di Antonella di Castro, vicepresidente della Comunità Ebraica di Roma, si è concentrato sul senso di comunità e su come oggi, la guerra, sia foriera di atteggiamenti del vecchio antigiudaismo che descrivevano l’ebreo come vendicativo. E se le voci che hanno osteggiato Israele ed ebrei in questi mesi, non sono mancate voci, seppur poche, che si sono spese al fianco degli ebrei e per il diritto di Israele ad esistere. Ha chiuso la tavola rotonda l’intervento del presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia Luca Spizzichino. Con fermezza il presidente Spizzichino ha denunciato la realtà complicatissima che attanaglia i giovani ebrei all’interno delle università, ricordando al pubblico che “l’antisemitismo un problema collettivo non è un problema della comunità ebraica”, concludendo l’intervento con un invito al “non rimanere indifferenti perché il silenzio non è la soluzione”.
Sono intervenuti ed hanno preso parte al dibattito anche il nuovo questore di Roma Roberto Massucci, il giornalista Antonino Monteleone e Alessio Pellegrino per la Federazione Italia Israele.
L’evento è stato promosso dalla Commissione Cultura della Camera dei deputati, ideata da Claudia Conte e patrocinata da UCEI, UGEI, Comunità Ebraica di Roma, Fondazione Museo della Shoah e Federazione Associazione Italia Israele. È possibile rivedere l’evento sul sito di Radio Radicale.