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    ITALIA

    Addio a Giorgio Ottolenghi, un secolo di vita al servizio dell’ebraismo monferrino

    “Ne ho viste di tutti i colori, più volte sono stato vicino alla morte, ma mi è andata bene. Sono stato fortunato”. Giorgio Salvatore Ottolenghi spiegava cosi come era scampato alla Shoah raggiungendo con la famiglia la Svizzera. Il Presidente emerito della Comunità di Casale Monferrato è mancato venerdì mattina a 101 anni, la sua è stata una lunga vita, spesa in gran parte al servizio della piccola comunità monferrina di cui è stato l’artefice della rinascita nel dopoguerra. Con lui se ne va anche un riconosciuto esponente ed animatore della vita cittadina e un testimone delle persecuzioni nazifasciste.
    Giorgio Ottolenghi proveniva da una famiglia casalese di antiche origini: già all’inizio del 1700 si trova menzionato nelle cronache locali il rabbino Ephraim Ottolenghi, padre di Joseph Solomon Ottolenghi, che diventerà imprenditore di successo e Senatore dei giovani Stati Uniti. Giorgio era nato invece da Giuseppe Ottolenghi, avvocato, e Valeria Artom, e dal 1926 cresciuto nel palazzo settecentesco nel quartiere di San Domenico che sarà per tutta la sua vita la sua residenza. Nel 1938 le leggi razziste del fascismo impongono al quindicenne Giorgio Ottolenghi di proseguire gli studi privatamente; nel 1940 vive anche l’esperienza del lavoro obbligatorio alla Cartiera Burgo, dove si adopera per far impiegare un giovane medico ebreo polacco rifugiato a Casale, Wolf Walter, che viene assunto in incognito all’ospedale casalese. Nel dicembre del 1943 la famiglia Ottolenghi prova a raggiungere clandestinamente la Svizzera. “ll passaggio del confine è stata l’ora più lunga della mia vita” avrebbe sempre ricordato Giorgio narrando le peripezie che avevano portato più volte lui e i suoi cari sul punto di essere scoperti”. Dopo l’internamento in un campo elvetico, il ritorno a Casale avveniva nell’estate del 1945 e conseguentemente Giorgio Ottolenghi riprendeva in mano la sua vita terminando gli studi nel 1948, con la laurea in chimica all’Università di Genova. Cominciava così a lavorare per un’industria del settore associata alla Olivetti; poi, nel 1955, un incarico amministrativo lo portava a Roma per due anni. Ma la voglia di tornare a Casale era più forte. È in questo periodo che a Torino ha l’occasione di conoscere Adriana Torre che ha appena conseguito la laurea in giornalismo a New York. Da lì a poco Giorgio le chiederà di sposarlo e due anni dopo nascerà il loro figlio Joseph.

    Sempre nel 1958, Giorgio Ottolenghi subentrava al padre alla guida della Comunità Ebraica, incarico che manterrà per i 62 anni seguenti (un primato per le comunità ebraiche d’Italia). Subito si impegnava per il restauro di un bene che era in condizioni disastrose. Grazie a un impegno quotidiano e ai finanziamenti del Ministero – i primi che lo Stato italiano destina al recupero di un bene che appartiene a una confessione non cattolica – la sala da preghiera riaprirà le porte nel 1969, meritandosi da molti l’appellativo di Sinagoga più bella d’Europa. A questa seguiranno l’apertura al pubblico del Museo degli Argenti e del resto del complesso di vicolo Salomone Olper, oggi il sito più visitato della provincia di Alessandria e una continua fucina di attività culturali.
    Per Giorgio Ottolenghi gli anni ’60 segnavano l’inizio anche di un’altra avventura. A quasi cinquant’anni soddisfaceva un’antica passione conseguendo la laurea in medicina e la specializzazione in medicina nucleare. Lo studio aperto vicino alla sua abitazione diventava così un punto di riferimento per la salute di molti casalesi. Nel giugno del 2020, lasciava la guida della Comunità al presidente a Elio Carmi. Per il grande impegno profuso a favore della Comunità è stato insignito del titolo di Presidente Emerito. I suoi 100 anni nel gennaio del 2023 sono stati festeggiati dall’intera città e dall’ebraismo italiano riconoscenti per il suo contributo.
    Fino all’ultimo, pur limitando le sue apparizioni pubbliche allo stretto indispensabile, Giorgio Ottolenghi è stato partecipe della vita comunitaria, condividendo con chi aveva il piacere di incontrarlo, ricordi, consigli e qualcuna delle sue inimitabili storielle ebraiche.
    Nelle parole di Daria Carmi, Presidente della Comunità di Casale Monferrato il tributo al suo amato predecessore: “Giorgio se ne è andato il 18 ottobre, 18 nella Ghematria è dato da Yud e Het (18=10+8), è il numero della vita, del vivente, la parola Chai. Giorgio con la sua storia esprime il desiderio di vivere. Oggi i suoi semi sono piante e noi ne raccogliamo i frutti. Nel suo ricordo continueremo a prendercene cura”.

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