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    “Dopoguerra. Gli italiani fra speranze e disillusioni”, per scoprire come eravamo

    Si è tenuta ieri, 3 ottobre 2019, la presentazione del libro “Dopoguerra. Gli italiani fra speranze e disillusioni (1945 – 1947)” di Mario Avagliano e Marco Palmieri presso la Casina dei Vallati, sede della Fondazione Museo della Shoah, dove il Presidente Mario Venezia ha fatto gli onori di casa con un discorso molto attuale dove si denota una “costante semplificazione degli avvenimenti”poiché non si riesce a capire bene il passaggio tra un momento conflittuale, la seconda guerra mondiale, e quello della pacificazione nel dopoguerra. Miriam Haiun, direttrice del Centro di Cultura Ebraico, ha inaugurato questo primo appuntamento del salotto letterario dicendo che “questo evento è stato fortemente voluto per l’importanza dell’argomento: quelli del dopoguerra sono stati anni con grosse problematiche caratterizzate dalla difficoltà per gli italiani di tornare a ricostruire le proprie vite”. Un tema molto caro alla Haiun: nel 2012, infatti, è stato creato il sito “memorie ebraiche” dove, attraverso video interviste, si è narrata la ricostruzione della Comunità Ebraica di Roma dopo la Shoah con la voce dei protagonisti.

     

    L’evento è stato moderato da Claudio Procaccia, direttore del dipartimento di beni e attività culturali CER, che spiega come sia importante affrontare queste argomentazioni all’interno di scuole e università: “con questo libro sono stati trattati temi che storiograficamente erano tabù fino a poco tempo fa, ricostruendo un quadro più completo della vita nel dopoguerra.”

     

    Sono intervenuti anche Amedeo Osti Guerrazzi, storico del Fascismo, e Mauro Canali, Docente di Storia Contemporanea.

     

    Osti Guerrazzi ha spiegato come il libro sia scorrevole e ricco di fonti a tal punto da rendere la storia viva: “è un affresco di questo paese, l’Italia, che rientra nella normalità. Un paese che si presentava con forti spaccature politiche e sociali a causa del referendum tra monarchia e repubblica, la rottura con un fascismo che è ancora radicato. Fascisti che rialzano la testa immediatamente, che fanno del terrorismo con bombe e incursioni nelle radio. Un Italia che nel dopoguerra era violenta, con una criminalità endemica.”

     

    Canali, invece, si è soffermato sulla completezza del libro che utilizza bene le fonti orali, “a differenza di molti storici accademici”, sottolineando le condizioni degli ex fascisti in Italia nel dopoguerra dove “andava contenuto il giustizialismo. Togliatti se ne rende conto e cerca di moderare ma si scatena una guerra civile dove i partigiani cercano di farsi giustizia da soli per via della lentezza delle autorità”.

     

    Mario Avagliano, uno dei due autori, ha onorato i presenti con la sua partecipazione, spiegando che“questo libro cerca di raccontare come un’enciclopedia del dopoguerra. Parla delle mille sfaccettature di un periodo relativamente breve che ha contato tanto nello sviluppo successivo nella storia della repubblica italiana. Un periodo complesso, oscuro che riguarda non solo l’Italia, ma anche i paesi che il fascismo e il nazismo avevano coinvolto come Belgio, Francia e così via. Nonostante ciò è stato anche periodo di allegria, di voglia di ricominciare. Inoltre dai diari e dalle lettere contenute viene fuori come lo sguardo di coloro che sono stati oppressi verso chi li ha perseguitati non è solo di rabbia ma anche di pietà. Nei fascisti questo non si ritrova. Non c’è un pentimento nell’arrestare e deportare ebrei o oppositori politici.”

     

    Uno slideshow con immagini storiche di repertorio hanno accompagnato gli interventi. Ieri sera si è tenuto un excursus storico estremamente interessante, accolto dagli applausi dei molti presenti. Ciò che è arrivato al cuore di tutti è come questo libro consenta al lettore di entrare nelle camere segrete dei pensieri degli italiani dell’epoca, per comprendere come vedevano i fatti in quel momento storico nonostante sia una materia molto difficile da descrivere nella sua interezza.

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