Il 27 Gennaio si celebra il giorno della memoria della Shoah. Giorno della memoria si, ma le memorie non sono tutte uguali, cambiano a seconda di chi le racconta. Noi apparteniamo a una generazione fortunata che non ha vissuto tale atrocità ma non per questo la sentiamo meno nostra. Se pensiamo al coraggio che hanno avuto coloro che hanno prima vissuto e poi testimoniato l’irraccontabile allora ci rendiamo conto dell’eroismo dei sopravvissuti che in alcuni casi sentono la colpa di essere scampati alla morte. E allora comprendiamo che ricordare è un dovere, un obbligo morale, perchè dimenticare vorrebbe dire insultare la memoria di chi non c’è più.
Ecco che valore ha il ricordo per il popolo ebraico. La Shoah ha offeso la dignità umana, l’ha derubata della gioia della vita e per la vita. Il 27 Gennaio in Europa si celebra anche come fosse un dovere, in Israele per amore di chi morendo ha posato le basi per il futuro delle generazioni a venire. Si celebra pochi giorni prima delle celebrazioni dell’indipendenza per vivere entrambi gli stati d’animo, l’angoscia dell’orrore contrapposta alla gioia infinita per la conquista dell’agognata libertà di esistere. Una sirena suona in tutto il paese per due lunghi e strazianti minuti, un suono che scuote l’anima, e qualsiasi cosa si stia facendo ci si ferma dritti in piedi in segno di raccoglimento per non dimenticare.
In Israele Yom ha Shoah ha una valenza profonda fatta di dolore e Introspezione. Israele nasce per dare un focolare sereno a un popolo al quale la Shoah ha tolto tutto. La nascita di Israele ci ha restituito la voglia di vivere di progettare di procreare, Israele è la testimonianza diretta della vittoria della vita, della vittoria del bene sul male. La Shoah non appartiene all’Europa o al resto del mondo, appartiene al popolo ebraico intero, perchè era verso il popolo ebraico che era rivolto principalmente lo sterminio, la soluzione finale, il suo annientamento. Gli ebrei ricordano e non dimenticano, perchè ricordare significa tramandare, e tramandare significa proseguire quel cammino di vita che i nazisti hanno provato senza riuscire a interrompere nei campi di sterminio. Siamo ancora qui.