Gli ebrei resteranno a Hebron “per sempre”. Lo ha detto in una rara visita a Hebron, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha parlato in occasione della commemorazione per il 90° anniversario del massacro del 1929 di 67 ebrei compiuto da arabi palestinesi. “Non cacceremo nessuno, ma nessuno caccerà noi”, ha assicurato Netanyahu, che ha visitato la città per la prima volta dal 1998. Ed è anche la prima volta che un premier israeliano partecipa ad un evento del genere, che si è tenuto nella Tomba dei patriarchi. Fino al massacro del 1929, ebrei e arabi vivevano insieme nella città sotto il controllo delle forze britanniche, che a quel punto decisero di far andare via gli ebrei dalla città vecchia. Dopo la conquista israeliana durante la guerra dei sei giorni, gli ebrei fecero ritorno a Hebron, che dal 1998 è divisa tra una parte controllata dall’Autorità nazionale palestinese, ed una controllata da Israele.
La stampa israeliana ha dato ampio alla visita di Netanyahu. Secondo il ‘Jerusalem Post’, il primo ministro “farà la storia di Israele” perché nessun capo di governo dello Stato ebraico ha mai partecipato o preso la parola durante una cerimonia a Hebron. Pochi leader israeliani si sono recati nella città della Cisgiordania dove sono forti le tensioni con i palestinesi. L’ultimo primo ministro a recarsi a Hebron fu nel 2002 Ariel Sharon, all’indomani dell’uccisione di 12 soldati israeliani. Ma Sharon, sottolinea il ‘Jerusalem Post’, non scese mai dall’auto. Netanyahu fu il primo capo di governo e mettere letteralmente piede a Hebron nel 1998, quando durante il suo primo mandato si recò insieme all’allora presidente Ezer Weizman dalla famiglia del rabbino Shlomo Ra’anan, ucciso nella sua abitazione da alcuni palestinesi.