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    ISRAELE

    Una mostra che esplora i sogni e il surrealismo per il 60° anniversario dell’Israel Museum

    In tempi di angoscia e dolore, come sono stati gli ultimi 14 mesi di guerra dopo le atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre 2023, i sogni possono essere una porta d’accesso a un luogo di guarigione. Questo concetto è stato esplorato in profondità in “Lucid Dreams”, una nuova mostra – comprensiva di 180 opere – curata da Adina Kamien e visitabile dal 17 dicembre al 7 giugno 2025 all’Israel Museum.
    Questa nuova raccolta di opere si affianca ad un’altra esposizione dal titolo “Alma Mater”, un’installazione sonora e luminosa di Yuval Avital che avvolge i visitatori in un grembo di suoni ed esperienze. Entrambe le mostre offrono una via di fuga dalla dura realtà in Israele in questo momento con un “tocco terapeutico”, come ha detto la direttrice del Museo israeliano Suzanne Landau al Times Of Israel. Le due mostre segnano l’inizio delle celebrazioni per commemorare il 60° anniversario della fondazione del museo, che inizia con il nuovo anno.
    In “Lucid Dreams”, Kamien ha esaminato l’immaginario magico e fantastico dei sogni, con una forte connessione con il surrealismo – un’inclinazione naturale per Kamien, esperta di surrealismo e dadaismo con un master in psicologia clinica. La mostra, simile a un sogno, è concepita in un corridoio con più spazi, ispirato all’opera surrealista “Dream Object” del 1937 del poeta André Breton, con porte di cartone disposte lungo un lungo corridoio rosso. I visitatori possono passeggiare attraverso la mostra e vagare nelle gallerie e negli spazi più piccoli che si diramano nei corridoi. Una metafora dei meandri della propria mente.
    Secondo Kamien, la mostra è composta a sua volta da 15 altre mostre che esplorano ogni aspetto dei sogni con immagini, installazioni e opere di diverse epoche e luoghi. Ci sono antichi poggiatesta in pietra, pietre oniriche cinesi e opere di maestri surrealisti le cui immagini inaspettate, a volte presentate in porte, corridoi e aperture dipinte, suggeriscono le peregrinazioni della mente. “I sogni sono simili all’arte in quanto sono visivi, ci aiutano a lavorare attraverso i pensieri, ci permettono di risolvere i problemi – ha detto Kamien – Vediamo cose che non sono realistiche nei nostri sogni, proviamo emozioni estreme e poi dimentichiamo ciò che abbiamo sognato quando ci alziamo. È una sorta di amnesia”. Gran parte della mostra è tratta dalla collezione del museo, con alcuni pezzi presi in prestito dalla Biblioteca Nazionale di Israele.
    Kamien ha raccontato poi alla stampa locale, che ci sono state molte cancellazioni di prestiti preventivati per la mostra da parte di altre collezioni in Francia, Spagna, Inghilterra e Cina. Il tutto a causa del pregiudizio legato alla guerra tra Israele e Hamas a Gaza. “Non ha aiutato spiegare che avevamo materiali anche da realtà legate all’islam, al cristianesimo, e ai drusi”, ha detto Kamien. Nel percorso espositivo c’è anche un video creato da Alma Mia Hadas su Avera Mengistu, un’etiope-israeliana con problemi di salute mentale rapita nella Striscia di Gaza il 7 settembre 2014, dalle dune di Zikim Beach. Ad oggi Menghistu è considerata uno dei 100 ostaggi ancora detenuti a Gaza.

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