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    ISRAELE

    Troupe del Tg3 aggredita durante le riprese nel sud del Libano, muore l’autista

    Una troupe del Tg3, impegnata a documentare quanto sta avvenendo nel sud del Libano, è stata aggredita nei pressi di Sidone. Durante l’aggressione, l’autista, Ahmad Akil Hamze, ha tentato di calmare gli animi, ma è stato colto da un infarto, rivelatosi fatale.

    Secondo quanto raccontato dall’inviata Lucia Goracci in diretta al Tg3, la troupe si trovava a Jiyeh, dove stava effettuando delle riprese con tutti i permessi in regola e la presenza dei giornalisti era stata segnalata alle autorità locali, compresa Hezbollah. Nonostante ciò, la situazione è rapidamente degenerata.

    Un uomo,  familiare di una vittima di un raid secondo un membro della troupe di Rai 3,  si è avvicinato all’operatore Marco Nicois cercando di strappargli la telecamera, obbligando la troupe a cercare riparo all’interno della loro auto. Purtroppo, l’attacco è continuato, spintonando il veicolo e cercando di colpirli con pietre. Nel disperato tentativo di fuggire, la troupe si è allontanata rapidamente, ma è stata inseguita dagli aggressori in moto. Quando l’autista Ahmad si è fermato a un distributore di benzina fuori dalla città di Ghazieh, l’attacco è ripreso. Uno degli uomini ha strappato le chiavi dell’auto e ha cercato di distruggere la telecamera entrando dai finestrini. L’autista ha cercato di placare la furia dell’aggressore, ma si è improvvisamente accasciato a terra, colpito da infarto. Nonostante i soccorsi e i tentativi di rianimazione, per lui non c’è stato nulla da fare.

    “Hezbollah non c’entra nulla, è stato uno sfogo senza alcun risvolto politico, frutto della tensione diffusa tra la popolazione delle aree sotto attacco”, ha raccontato all’ANSA l’inviata.

    La giornalista, durante il collegamento, ha ricordato con affetto il suo compagno di viaggio. “Ahmad era una persona di grande umanità e dolcezza, ci aveva accompagnato in molte missioni” ha affermato la giornalista della Rai, che ha espresso profondo cordoglio per la sua morte.

    Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha condannato l’aggressione e ribadito l’importanza della libertà di informazione, soprattutto nei contesti di guerra. “L’impegno dei giornalisti va sempre difeso, anche in luoghi di conflitto. Il diritto all’informazione è un pilastro delle democrazie” ha dichiarato. Anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha espresso vicinanza alla troupe e alla famiglia di Hamzeh.

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