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    Tre soldati israeliani uccisi in un attentato al confine egiziano

    La dinamica dell’attentato

     

    Tre militari israeliani sono stati assassinati sabato nel Sinai, al confine con l’Egitto, a una ventina di chilometri a sudest della striscia di Gaza. I loro nomi sono Lia Ben-Nun, Uri Itzhak Ilouz e Ohad Dahan. La zona dove sono accaduti i fatti è molto isolata, desertica e montagnosa. Solo qualche passaggio interrompe la barriera di protezione che marca il confine. Ben-Nun e Iluz erano a guardia di uno di questi passaggi ma non si sono accorti delle intenzioni aggressive di un poliziotto egiziano che proveniva da oltre il confine, o semplicemente non l’hanno visto. L’ultimo loro contatto con la base è avvenuta alle 4,15 di mattina, ben prima dell’alba, ma il loro silenzio evidentemente non ha suscitato allarme per qualche ora. I soccorsi sono stati inviati solo alle 9 e hanno scoperto i loro corpi senza vita. Sono stati chiamati dei rinforzi, è scattata una caccia all’uomo, il poliziotto egiziano è stato individuato da un drone, ma ha avuto comunque modo, prima di essere eliminato, di affrontare e uccidere l’altro soldato Dahan e di ferire leggermente un altro soldato israeliano.

     

    Le cause possibili

     

    La prima ipotesi che viene in mente e ancora la più probabile è che si sia trattato di un attentato islamista da parte di un militare radicalizzato. Purtroppo vi sono diversi precedenti di soldati di paesi arabi ufficialmente in pace con Israele che compiono attentati; il caso più famoso e terribile accadde nel ‘97 sulle rive del Giordano, quando una sentinella giordana prese di mira un pullman di studentesse in gita scolastica, compiendo una strage. Ma vi è un’altra pista. La zona del Negev al confine con l’Egitto è un luogo di contrabbando (soprattutto di droga, ma anche di armi e di esseri umani) gestito da tribù beduine spesso legate all’Isis, incontrollabili anche per il governo egiziano. Nella stessa notte fra venerdì e sabato e nella stessa zona, verso le 2.30, era avvenuto un sequestro di droga, di valore consistente (circa mezzo milione di euro). L’Egitto sostiene che il suo poliziotto avrebbe sconfinato all’inseguimento di contrabbandieri e che così sarebbe nato lo scontro. È anche possibile che il militare fosse al soldo dei contrabbandieri, come spesso accade, e che l’omicidio sia stato una vendetta o il tentativo di un altro passaggio di merce sporca. C’è un’inchiesta bilaterale in corso per capire questa dinamica.

     

    Le relazioni con l’Egitto

     

    Israele ha chiesto spiegazioni all’Egitto, con cui è in vigore un trattato di pace ormai storico, dato che risale al 1979. Esso però non è mai cresciuto fino a diventare amicizia fra i due popoli o almeno serena convivenza. Il mantenimento di questo accordo è comunque fra le premesse fondamentali della strategia israeliana tanto nei confronti del nemico comune Iran, quanto dei terroristi di Gaza, che l’Egitto, almeno dopo la fine dell’esperimento islamista di Morsi, tiene ben sigillato per evitare un contagio di Hamas nel suo territorio. Certo esso non può essere messo in discussione per un incidente del genere, come non lo è stato in passato quando dal Sinai sono stati tirati razzi su Eilat. Ma è chiaro che Israele deve cambiare parzialmente atteggiamento e vigilare ora più attentamente il confine del Sinai, così difficile sul piano topografico e ambientale.

     

    La deterrenza da mantenere

     

    Vi sono evidentemente però anche lezioni che Israele deve trarre sulle proprie tattiche di controllo del territorio. Un crimine del genere, con il prezzo terribile di tre ragazzi in servizio militare uccisi è certamente stato facilitato da errori tattici che andranno corretti, perché esso non si deve ripetere. La sicurezza di Israele non si gioca certamente su episodi come questi, ma i terroristi sono sempre alla ricerca di punti deboli e di affermazioni simboliche. Bisogna prevedere la possibilità che vi sia emulazione, che altri assalti del genere siano tentati. È importante che anche in luoghi così isolati della frontiera Israele sappia difendere i suoi ragazzi e mantenere la deterrenza.

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