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    ISRAELE

    Tajani in Israele: ribaditi il sostegno dell’Italia e la soluzione a due Stati

    Antonio Tajani è tornato in Israele, dopo la prima visita del 13 ottobre del 2023, quando la priorità per l’Italia – aveva dichiarato allora il vicepremier – era il salvataggio degli ostaggi. Ma allora, una settimana dopo il massacro inflitto da Hamas allo Stato ebraico il 7 ottobre, Tsahal non era ancora entrato “boots on the ground” a Gaza. Tre mesi dopo i morti palestinesi nella Striscia dichiarati da Hamas sono quasi 26mila e, anche se restano ancora 136 prigionieri israeliani nelle mani dei jihadisti da 112 giorni – non tutti vivi – anche gli alleati più stretti di Israele si trovano a fare i conti con l’opinione pubblica. Oggi l’Italia porta in dote allo Stato ebraico sostegno e indignazione per l’attacco subito dai terroristi della Striscia – a cui è attribuita in toto la responsabilità dell’attuale conflitto. Ma sul tavolo ci sono anche due raccomandazioni: la tutela in ogni modo delle vite dei civili palestinesi e un ritorno a un confronto politico che “inevitabilmente dovrà portare a una formula indirizzata alla soluzione del 2 popoli, 2 Stati”, ha insistito Tajani. Sono stati questi gli assi portanti della missione diplomatica in Israele del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri.
    In meno di 24 ore il capo della Farnesina ha incontrato il presidente Isaac Herzog, il ministro degli Esteri Israel Katz (che lo ha definito “un vero amico di Israele”), le famiglie degli ostaggi israeliani Almog Meir Gan, Tamir Nimrodi e Yair Yaakov, e ha partecipato a un convegno a Yad Vashem in vista del Giorno della Memoria, dove ha definito la Shoah come “la pagina più buia della civiltà europea”, ha dichiarato che “la memoria è un dovere” e sottolineato che questo appuntamento “è un monito”. Poi, primo capo della diplomazia di un paese europeo, è andato a Ramallah per esprimere “vicinanza e solidarietà” al presidente dell’Anp Abu Mazen, alla presenza anche del capo degli esteri palestinese Riad Al Maliki. Infine, prima di rientrare in Italia, Tajani ha avuto un faccia a faccia alla Kirya a Tel Aviv con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
    In questo momento – rileva il capo della Farnesina – la parte israeliana “non è entusiasta” all’idea di tornare al tavolo con i palestinesi nella prospettiva della soluzione dei due Stati, posizione che l’Italia condivide con Usa ed Europa. “Lo capisco – ha commentato Tajani – anche perché il paese è in guerra e spaccato sul fronte interno. È difficile anche solo parlarne”. Ma ha anche aggiunto che “non bisogna demordere purché non vada a scapito della sicurezza attorno a Israele”. Il ministro ha poi detto, durante un incontro con la stampa italiana a Gerusalemme, di aver apprezzato la disponibilità della leadership israeliana ad aiutare la popolazione civile della Striscia, soprattutto i bambini. “Stiamo lavorando per ottenere l’autorizzazione di Israele a far uscire da Gaza un centinaio di bambini palestinesi, per curarli in Italia”.
    L’Aja sta per pronunciarsi sull’accusa di genocidio avanzata contro Israele dal Sudafrica, in sede di Corte Internazionale di Giustizia, per la guerra a Gaza. “Ci aspettiamo che la Corte respinga le false accuse” di Pretoria, ha detto il portavoce del governo per i media esteri Eylon Levi. Qualora però dovesse concretizzarsi l’ingiunzione di un cessate il fuoco immediato – vero obiettivo a breve termine dell’operazione sudafricana – l’Italia si troverebbe d’accordo purché anche Hamas smettesse di lanciare razzi su Israele.
    Sull’altro focolaio di guerra, quello al nord di Israele, al confine con il Libano (dove Tajani è stato mercoledì), il ministro si è fatto intermediario di messaggi tra Beirut e Gerusalemme. “In quella zona – ha chiarito – è importante mantenere una distanza di sicurezza fra l’esercito di Israele ed Hezbollah”.

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