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    ISRAELE

    Studio israeliano: ansia e stress, gli effetti della guerra sugli animali

    Un nuovo studio della Tel Aviv University e dello Steinhardt Museum of Natural History ha dimostrato come la guerra a Gaza stia avendo un impatto grave sulla fauna selvatica. Lo studio, incentrato sui gechi, ha scoperto che il suono delle esplosioni dei razzi provoca negli animali stress e ansia, aumentando drasticamente il tasso metabolico, un costo energetico che potrebbe mettere a repentaglio le loro vite. I ricercatori stimano che questi sintomi di stress e ansia colpiscano probabilmente anche molti altri animali, in particolare quelli che vivono nelle zone di combattimento nel nord e nel sud di Israele.
    Lo studio è stato condotto da un team di ricercatori della School of Zoology dell’università e del museo ed è stato pubblicato sulla rivista Ecology. Un lavoro di ricerca nato per caso, in quanto, i ricercatori stavano già esaminando le tempistiche di acclimatazione dei gechi selvatici in cattività per utilizzarli in esperimenti controllati presso l’università. I gechi sono stati messi in una camera metabolica per osservare come rispondevano i loro corpi. Dopodiché è scoppiata la guerra. “Già durante l’operazione che Israele aveva condotto a Gaza nel 2021, avevamo analizzato un serpente – che faceva parte di uno studio più ampio – all’interno della camera metabolica. Quando poi un missile è stato intercettato vicino all’università. Il serpente ha reagito in una maniera strana, abbiamo dunque compreso quanto la guerra poteva modificare il comportamento dei rettili”, hanno spiegato i ricercatori. Casualmente, i gechi si trovavano nella camera metabolica quando sono stati lanciati i missili su Tel Aviv, in questa maniera i ricercatori hanno avuto modo di scorgere una nuova opportunità per il loro studio. “La cosa terribile della guerra è, ovviamente, la perdita di vite umane: soldati e civili. Ma, sfortunatamente, anche gli animali sono gravemente colpiti sia direttamente che indirettamente, in modi che possono mettere a repentaglio le loro vite”, ha spiegato il professor Shai Meiri.

    “Qualche settimana prima del 7 ottobre, abbiamo iniziato uno studio di routine per esaminare il tasso di consumo energetico dei piccoli gechi di terra della specie Stenodactylus sthenodactylus. Noi, ovviamente, non avevamo previsto lo scoppio della guerra, ma siamo riusciti involontariamente a documentare il consumo energetico di cinque gechi durante i bombardamenti missilistici su Tel Aviv nel primo mese di guerra”, ha aggiunto Meiri. Una volta iniziate le esplosioni, il tasso metabolico dei gechi è raddoppiato rispetto al loro stato di riposo. Respiravano più velocemente e mostravano chiari segni di sofferenza. Inoltre, anche dopo un mese di combattimenti, i gechi non si erano abituati al suono delle esplosioni e le reazioni continuavano a peggiorare.
    Lo studio è stato condotto dal dottorando Shahar Dubiner, dal professor Shai Meiri e dal professor Eran Levin, in collaborazione con il dott. Reut Vardi dell’Università di Oxford. “Conosciamo le conseguenze dello stress sugli animali e sugli esseri umani”, ha condiviso Meiri. “Lo stress provoca direttamente un aumento del consumo di risorse. Ad esempio, le riserve di zucchero e grassi disponibili, di cui un animale ha bisogno quotidianamente per evitare la fame e riprodursi correttamente. Sappiamo che gli ormoni dello stress hanno un impatto negativo sulla riproduzione. L’animale deve compensare la situazione in cui si trova”, ha aggiunto.
    “Lo stress non fa bene, né agli umani né agli animali. Per compensare l’aumento del consumo di ossigeno e l’esaurimento delle riserve energetiche, gli animali hanno bisogno di mangiare di più. Anche se riescono a trovare cibo, si espongono ai predatori e perdono opportunità di riprodursi nel processo” ha aggiunto Levin.”In una guerra prolungata, come l’attuale situazione a Gaza, nel sud di Israele e al confine settentrionale, il costo energetico potrebbe essere elevato e avere un impatto significativo sulle riserve energetiche e sui tempi di attività dei rettili e di altri animali. Ciò potrebbe peggiorare il loro stato di conservazione, soprattutto per le specie già a rischio. “Piangiamo il dolore e la perdita causati alle persone dai conflitti armati qui e ovunque, e speriamo che i risultati del nostro studio servano a ricordare che la guerra può avere effetti devastanti che vanno ben oltre ciò che ci appare evidente” hanno scritto i ricercatori nel loro articolo.

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