Una guerra di propaganda
Nelle guerre asimmetriche, come quella che il terrorismo palestinese pratica da almeno sessant’anni, ancor più della potenza militare che in partenza è molto squilibrata a sfavore dei terroristi (se no ci sarebbe una guerra convenzionale) conta la propaganda, il tentativo di attrarre nel campo degli attaccanti nuove forze e di mettere in crisi la volontà di resistenza dello stato attaccato e la sua reputazione internazionale. Gli stessi atti di terrorismo servono a questa “propaganda armata” (un’espressione delle Brigate Rosse, che furono alleate al terrorismo palestinese e in parte addestrate nei suoi campi in Libano), sono anche atti pubblicitari. L’eccidio del 7 ottobre ne è una prova: i terroristi non cercavano di sconfiggere l’esercito israeliano ma di spaventare e indebolire “gli ebrei” con la loro orribile crudeltà e di suscitare una rivolta araba in Giudea e Samaria e nei paesi vicini a Israele. Questi due obiettivi non sono riusciti, anzi. Ma la guerra di propaganda ha funzionato bene
I sondaggi
I sondaggi mostrano chiaramente che non solo i palestinesi sostengono Hamas, esprimono anche un sostegno agli attacchi terroristici contro i civili in Israele. Mentre fino all’operazione “Pilastro di difesa” del 2012 sembrava che Fatah potesse prevalere anche a Gaza, negli ultimi sondaggi si può vedere chiaramente una tendenza che ha raggiunto il suo apice nel 2020, per cui Hamas è stabilmente l’organizzazione più popolare. L’ultimo sondaggio, condotto proprio alla vigilia del massacro, a fine settembre 2023, mostra che se ci fossero state allora delle elezioni Hamas avrebbe ottenuto il 44% dei voti, mentre a Fatah ne sarebbero rimasti il 32%. Un altro dato che illustra il sostegno della società palestinese al terrorismo si vede nella risposta alla domanda “Sostieni un attacco armato contro i civili all’interno di Israele?”. I risultati delle inchieste svolte ogni trimestre dal il “Centro Palestinese per la Politica e la Ricerca sulle Indagini” (PCPSR), guidato dal Prof. Khalil Shakaki,. non lasciano dubbi: il tasso di sostegno al terrorismo è del 67%. Si può anche osservare una chiara tendenza negli ultimi anni al rialzo dei valori positivi. Chi sostiene che non bisogna confondere i palestinesi con Hamas, farebbe bene a tener conto di questi dati.
Inoltre, delle varie entità su cui il sondaggio richiede una valutazione, l’89% approva l’apparato militare di Hamas, le cosiddette brigate Al Qassam; l’84 per cento la Jihad islamica, l’80% le brigate Al Aqsa, che sono il ramo militare di Fatah, il 74% Hamas in generale conto solo il 14% a favore dell’Egitto e naturalmente 0% a favore di Usa e Israele. I palestinesi nella Striscia di Gaza dal 2001 – il periodo della seconda intifada – ad oggi hanno insomma sempre risposto ai sondaggi che la grande maggioranza di loro sostiene gli attacchi terroristici contro i civili all’interno di Israele. Non fa meraviglia che tanto fonti israeliane che di Hamas abbiano parlato della partecipazione di “civili” provenienti da Gaza agli atti più cruenti e orribili della strage.
La propaganda sui bambini
Un tema della propaganda terrorista, largamente recepito non solo fra gli arabi ma anche in Occidente, è che Israele sarebbe ignobile perché ucciderebbe i bambini. Si tratta di una variazione di un vecchio tema antisemita, la cosiddetta calunnia del sangue, per cui gli ebrei catturerebbero dei bambini cristiani o musulmani e li sottoporrebbero alle stesse torture che avrebbe subito Gesù per vendicarsene di nuovo e usare il loro sangue nella confezione del pane azzimo della Pasqua ebraica. Centinaia di comunità, decine di migliaia di ebrei sono stati uccisi in tutta Europa e nel Medio Oriente (ma anche in Italia) dal primo caso di questa menzogna, a Norwich in Gran Bretagna nel 1144. Negli ultimi decenni essa è stata continuamente ripetuta contro Israele, ed è tornata attuale con la guerra. Israele ammazzerebbe continuamente i bambini palestinesi, chissà perché. La verità è esattamente opposta. Non sono stati i terroristi a uccidere con orribile crudeltà decine di bambini e neonati il 7 ottobre e a sequestrarne altrettanti, che tengono ancora prigionieri contro ogni moralità e legge internazionale. Il fatto è che essi stessi sfruttano i loro figli come scudi umani, mettono in mano loro le armi e li sottopongono ad addestramento militare quando sono ancora piccoli e li reclutano e usano in battaglia da adolescenti.
Il lettino e il passeggino
Ieri l’esercito israeliano ha rivelato le prove di uno di questi episodi, particolarmente scandaloso. Nella casa di un terrorista perquisita a Beit Hanun i soldati della brigata 555 hanno trovato razzi nel letto di una bambina e un missile anticarro in una carrozzina. Non si tratta affatto di un caso, il portavoce dell’esercito ha messo a disposizione dei giornalisti una conversazione fra un terrorista e i suoi capi in cui si parlava di questo modo di nascondere le armi usando i bambini come una pratica normale. Si tratta dello stesso modo vile e illegale di combattere e nascondersi dietro persone deboli e protette che viene praticato sistematicamente con gli ospedali. E però di queste cose l’opinione pacifista non tiene conto: nessuno chiede a Hamas di uscire dagli ospedali, di smettere di usare i bambini come scudo, di rilasciare i civili, fra cui donne e bambini, che ha rapito, di smettere di bombardare le case della popolazione israeliana. Solo Israele deve smettere di combattere e lasciare che Hamas si riorganizzi. Da questo punto di vista, purtroppo, la pubblicità terrorista funziona benissimo.