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    Spade di ferro – giorno 40. L’ingresso a Shifa

    La documentazione americana. L’ospedale Shifa è una base
    terrorista

    La battaglia degli ospedali è entrata nel vivo. Ieri
    l’amministrazione americana aveva confermato con una conferenza stampa che
    anche l’intelligence Usa ha le prove che sotto il principale ospedale della
    città di Gaza, lo Shifa, vi è il  centro
    di comando militare di Hamas, con depositi d’armi, caserme, centri di
    comunicazione, residenze dei leader, tutti scavati profondamente sotto
    l’ospedale, in modo da usare medici e pazienti come scudi umani e mimetizzare
    l’attività militare nell’ospedale, un’istituzione che per il suo carattere
    sanitario è oggetto di protezione particolare in ogni conflitto armato. Bisogna
    ricordare che questo comportamento è di per sé un crimine di guerra, che di
    conseguenza, secondo la legge internazionale, toglie all’ospedale la sua
    intangibilità, trasformandolo in un obiettivo militare legittimo. Del resto vi
    è abbondante documentazione che da sempre i gruppi terroristici palestinesi
    sfruttano la protezione medica, usando le ambulanze come trasporto di truppe e
    armi e travestendo i singoli terroristi, che in genere non portano divisa e si
    mescolano in mezzo alla popolazione civile, da medici o infermieri.

    Shifa circondata

    Ieri i carristi israeliani hanno circondato il complesso
    dell’ospedale Shifa, che è piuttosto vasto; avevano già offerto alla direzione
    dell’ospedale dei rifornimenti di carburante per far funzionare i generatori
    elettrici necessari per far funzionare gli apparati medici, ma questa proposta
    è stata rifiutata per ordine di Hamas. Hanno anche indicato di nuovo delle vie
    di fuga per mettere in salvo medici e i pazienti in grado di muoversi o essere
    trasportati, e anche questo provvedimento umanitario si è realizzato solo in
    parte, perché ostacolato dei terroristi, che traggono utilità dagli scudi umani
    sia per rendere più difficoltose le operazioni dell’esercito, sia come
    strumento propagandistico per poter incolpare Israele. Le forze israeliane sono
    riuscite comunque a recapitare all’ospedale attrezzature e materiali medici.

    L’ingresso dei militari nell’ospedale

    Infine nella notte scorsa forze militari israeliane sono
    entrate in una parte dell’ospedale, dove informazioni di intelligence avevano
    rivelato la presenza anche in superficie di forze terroriste, con cui c’è stato
    uno scontro a fuoco. Un avviso dell’operazione era stato anche dato alla
    direzione dell’ospedale, per garantire l’incolumità di sanitari e malati, anche
    a costo di allarmare i terroristi e di perdere il fattore sorpresa, mettendo
    assai più a rischio i soldati. Le forze militari includono squadre mediche e
    persone di lingua araba, che hanno seguito una formazione specifica per
    prepararsi a questo ambiente complesso e sensibile, con l’intento che non venga
    causato alcun danno ai civili utilizzati da Hamas come scudi umani.  Come ha informato una fonte locale legata
    alla Federazione delle Associazioni Italia Israele, i militari israeliani hanno
    diffuso un ultimatum ad arrendersi per i terroristi presenti nell’ospedale: la
    resa dei terroristi è ormai diffusa, soprattutto perché sono stati eliminati i
    loro comandanti. Durante gli scontri sono stati liquidati cinque terroristi in
    armi. L’operazione prosegue anche nella giornata di oggi. Si tratta di un
    momento cruciale della guerra, proprio perché sotto gli ospedali vi è il nucleo
    direttivo dell’apparato terrorista.

    La battaglia sotterranea è solo agli inizi

    Non bisogna pensare che la conquista della superficie
    dell’ospedale comporti la presa di questo nodo centrale della “metropolitana”
    terrorista di Hamas, fornito di collegamenti e pozzi di uscita distanti anche
    diversi chilometri dal centro. Anche al nord della striscia, che ormai Israele
    ha conquistato in superficie e dove sono stati distrutti circa 200 pozzi che
    portavano alle istallazioni sotterranee, danneggiando buona parte delle
    relative gallerie, continuano a emergere gruppi di terroristi che cercano di
    prendere i soldati alle spalle. Nella notte, militari della brigata Nahal  hanno fatto irruzione nella base di Kashrut
    di Hamas (il loro centro di addestramento) dove hanno trovato tunnel,  armi e mezzi bellici di vario tipo, tra cui
    razzi e mezzi di intelligence.  Inoltre,
    un aereo di sorveglianza ha identificato alcuni terroristi che uscivano da una
    base di lancio anticarro nascosta in una casa, sempre nel nord di Gaza che
    portavano borse esplosive in direzione delle forze israeliane. L’aereo ha
    seguito i terroristi e ne ha eliminati due.

    Le trattative per gli ostaggi

    Anche ieri si sono diffuse voci che danno per fatto lo
    scambio fra Israele e terroristi. Hamas rilascerebbe un centinaio di bambini e
    donne che ha rapito e continua a detenere (orribile crimine di guerra, bisogna
    ribadire, che i terroristi ammettono per lo stesso fatto di intavolare la
    trattativa sulla loro liberazione e che i loro sostenitori e in genere i
    “pacifisti” in occidente ignorano). In cambio vuole altrettanti terroristi, che
    però non sono stati rapiti ma regolarmente arrestati e condannati da tribunali
    e in più pretende una tregua sul terreno di cinque giorni. Israele considera la
    liberazione dei rapiti un obiettivo importantissimo e continua a ricercarli in
    ogni modo, offrendo ricompense, usando mezzo di intelligence umana e
    tecnologica. Ma interrompere l’operazione per alcuni giorni (e poi non poterla
    probabilmente riprendere) assicurerebbe l’impunità dell’apparato centrale dei
    terroristi e dunque la sopravvivenza di Hamas. Quella in corso è una guerra
    asimmetrica: per Israele la vittoria è assicurare la pace dei suoi cittadini,
    in particolare quelli intorno alla Striscia, e dunque l’eliminazione totale dei
    terroristi; per Hamas, Jihad Islamica e altri movimenti terroristici, la
    semplice sopravvivenza di nuclei delle organizzazioni è la vittoria, perché
    consentirebbe loro di riorganizzarsi e ripetere il 7 ottobre, come hanno molte
    volte pubblicamente ribadito. Per capire questa strana trattativa sempre
    annunciata da fonte vicine ai terroristi e mai conclusa, bisogna tener presente
    questa fondamentale asimmetria

    Credit foto: Federazione delle Associazioni Italia – Israele

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