Si temeva che a causa delle cattive condizioni meteorologiche (e anche un po’ per via della noia della quinta campagna elettorale in quattro anni) l’affluenza alle urne nelle elezioni israeliane di oggi fosse scarsa. Sicché un po’ tutti, politici, giornali e anche il presidente Herzog avevano rilasciato dichiarazioni sul dovere civico di votare e si erano fatti vedere presto al seggio, per sollecitare imitatori. Ma in realtà gli elettori devono aver capito che queste elezioni possono davvero essere decisive non solo sulla sorte di Netanyahu e di Lapid, ma per la direzione che deve prendere il paese in un tempo molto difficile. Fatto sta che alle 10 di mattina aveva già votato oltre un milione e 700 mila elettori, quasi il 16% del totale, che è un record dal 1981 (quando, se qualcuno ama i confronti, vinse il Likud guidato da Begin). All’una aveva votato il 28,4% degli elettori, ben più su del 25% delle elezioni scorse, un altro record, il numero più alto dal 1999, quando invece vinse Ehud Barak.
È difficile dire, senza dati più analitici, chi sarà favorito da questa affluenza. I diversi elettorati sono molto divisi anche geograficamente, con la sinistra predominante a Tel Aviv città, Haifa, Hertzlya; il Likud prevalente nella cintura operaia intorno a Tel Aviv, a Beer Sheva, nelle piccole città e in Giudea e Samaria, dove ha molto peso anche il sionismo religioso, i charedim a Gerusalemme, Benè Berak e altre cittadine religiosamente omogenee, gli arabi in Galilea, nel Negev, a Lod. Prima delle elezioni si era notato un certo scetticismo delle comunità religiose; se il maggiore afflusso è venuto dal mondo charedì, questo significa un rafforzamento del fronte di Netanyahu; se invece si è rafforzato l’afflusso arabo, anch’esso valutato in calo, ciò potrebbe portare a un successo delle loro liste etniche che in linea di massima dovrebbero appoggiare Lapid. In questo caso però sarebbe più difficile il compito dei laburisti e di Meretz (entrambi nello schieramento anti-Netanyahu) di superare il limite minimo di voti per essere ammessi alla Knesset (il 3,25), perché in valori assoluti la barriera si alzerebbe.
Una cosa è sicura: una maggiore partecipazione fa bene alla democrazia israeliana, mostra che i cittadini non sono rassegnati e vogliono decidere. Come avranno scelto lo sapremo stanotte o domattina, quando il conto dei voti sarà completato.