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    Si insedia il nuovo governo di Israele. Netanyahu: “Un governo per la pace e la sicurezza dei cittadini”

    I numeri

    Il sesto governo Netanyahu, trentasettesimo nella storia di Israele
    dall’indipendenza del 1948, ha giurato davanti alla Knesset ed è entrato oggi
    in carica. Ha una maggioranza di 64 seggi sui 120 della Knesset, è composto da
    30 ministri (un numero alto che è caratteristico di molti governi israeliani,
    anche per via della “legge norvegese” che permette ai ministri di recedere dal
    ruolo di parlamentare ed essere sostituiti dai primi non eletti della loro
    lista, per la durata del ministero).

     

    La composizione del governo

    Fra i ministri più importanti, vi sono fra i membri del Likud, Eli Cohen agli esteri; Yariv Levin alla Giustizia; alla
    difesa Yoav Gallant, che fu candidato come capo di
    stato maggiore delle Forze Armate israeliane; Ron Dermar agli affari strategici; Nir
    Barkat, già sindaco di Gerusalemme, all’Economia;  
    Yariv Levin alla Giustizia;  Amichai Chicli alla Diaspora; Yoav Kisch all’Educazione; Avi Dichter all’Agricoltura; Shlomo Karhi alla Comunicazione; Miri Regev ai Trasporti; Haim Katz al
    Turismo. Per gli altri partiti, sono importanti i ruoli di Itamar Ben Gvir alla
    sicurezza nazionale e del rabbino 
    Amichai Eliyahu ai beni culturali (entrambi di Otzma Yehudit), di Bezalel Smotrich dei sionisti religiosi 
    al Tesoro con competenza su Giudea e Samaria, di Aryeh Deri (Shas) alla Salute
    e all’Interno.

     

    Il discorso di Netanyahu

    Aprendo la sessione speciale della Knesset per presentare il suo nuovo
    governo, Benjamin Netanyahu ha tenuto un discorso ripetutamente interrotto da
    fischi dei parlamentari dell’opposizione, cinque dei quali sono stati espulsi
    dopo numerose ammonizioni della presidenza, per aver ripetutamente violato
    le leggi della Knesset. Nel frattempo, fuori dall’edificio del parlamento si
    svolgeva una manifestazione di protesta di qualche centinaio di militanti di
    sinistra.

    Ha detto Netanyahu: “Questo nuovo governo è determinato a ripristinare
    la governabilità, la pace e la sicurezza personale dei cittadini di Israele.
    Sento le continue lamentele dell’opposizione sulla ‘fine dello Stato’ e persino
    sulla ‘fine della democrazia’. Membri dell’opposizione, perdere le elezioni non
    è la fine della democrazia, è l’essenza della democrazia. Un regime democratico
    è messo alla prova prima di tutto dalla volontà della parte perdente di accettare
    la decisione della maggioranza. […] Questa è la sesta volta che presento un
    governo sotto la mia guida”, ha detto Netanyahu. “Sono sopraffatto
    come la prima volta. Voglio cogliere l’occasione per ringraziare la mia cara e
    amata famiglia, mia moglie Sara che è qui oggi ed è sempre al mio fianco, i
    miei figli Yair e Avner, che mi stanno sempre accanto”. Netanyahu ha
    quindi indossato una kippà e ha recitato la benedizione Shecheyanu.

     

    Il seguito

    Dopo Netanyahu hanno parlato tutti i leader dei partiti; è poi seguito il
    voto e la chiamata dei ministri per il giuramento individuale. Con il
    giuramento davanti alla Knesset il governo entra nei suoi poteri. Questa sera
    alla residenza del Presidente della Repubblica vi sarà la canonica foto di
    gruppo. Ma le scadenze non aspettano. Il progresso nell’armamento atomico e
    l’alleanza strettissima con la Russia a seguito all’aggressione all’Ucraina
    rendono urgentissima la questione iraniana; il terrorismo interno è molto
    cresciuto e deve essere affrontato. Ma già per lunedì, ignorando la richiesta
    di rinvio del ministero della giustizia, motivata col cambio di gabinetto, la
    Presidente della Corte Suprema 
    Esther Hayut ha
    convocato una seduta dedicata a chiarire la posizione del governo sulla spinosa
    questione dell’insediamento di 
    Homesh, edificato sulle rovine di un villaggio
    evacuato da Sharon. Il precedente governo era incerto sulla distruzione
    dell’insediamento, l’attuale è certamente  contrario e vuole abrogare la
    legge che la consente. La Corte Suprema, intervenendo prima di questa
    iniziativa parlamentare, metterà certamente in difficoltà il governo.

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