Ci ha lasciato ieri, a 85 anni, lo storico israeliano Zeev Sternhell. È stato uno degli studiosi più sottili, profondi e innovatori, e dunque inevitabilmente anche dei più discussi, del fascismo e delle sue origini. Era anche un militante politico appassionato e impegnato, tra i principali esponenti del movimento israeliano favorevole alla nascita di uno Stato palestinese Peace Now. Era dunque tanto amato dalla sinistra israeliana quanto detestato dalla destra e dagli abitanti degli insediamenti. Negli ultimi anni della sua vita è stato minacciato a ripetizione e anche fatto oggetto di un attentato, il 25 settembre del 2008: una bomba esplosa nella sua casa che lo ferì in modo però lieve. Forse non poteva essere diversamente. Persone come Zeev Sternhell, con la loro passione, generosità e combattività sia in campo accademico che politico sono destinate a dividere più che a ricompattare. Ma si tratta, nel loro caso, di divisioni fertili e feconde, di quelle che arricchiscono e non, come troppo spesso capita, fini a se stesse e dunque nocive.
Poche infanzie sono state tanto travagliate come quella del futuro studioso sulle origini del movimento che travolse la sua vita e la sua famiglia: il fascismo. Era nato in Polonia, nella zona orientale, quella occupata dall’Unione sovietica nel 1939. L’arrivo dei nazisti, con l’avvio dell’Operazione Barbarossa lo rinchiuse con la famiglia, tranne il padre che era nel frattempo morto, nel ghetto. La madre e la sorella furono uccise lì. Lui riuscì a fuggire e a farsi passare per cattolico, come alcuni altri sui parenti. Fu battezzato, diventò persino chierichetto nella Cattedrale di Cracovia. Nel 1946 raggiunse la Francia e di lì, nel 1951, Israele. Aveva 16 anni ed era destinato a combattere, come comandante della Brigata d’élite “Golani” in tre guerre: quella dei 6 giorni nel 1967, quella del Kippur nel 1973 e quella del Libano nel 1982.
Come storico, concentrò le ricerche sulle origini del fascismo non in Italia o in Germania ma in Francia, come reazione complessiva alla Grande Rivoluzione del 1789. Iniziò studiando l’opera e la vita di Maurice Barrès, intellettuale molto vicino alla Action Francaise di Charles Maurras, probabilmente il vero brodo di coltura del futuro fascismo come riconobbe anche lo storico tedesco “revisionista” Ernst Nolte nel suo “I tre volti del fascismo”, poi allargò lo spettro dei suoi studi sino a includere il sindacalismo rivoluzionario, l’opera di Sorel e il movimento revanscista guidato dal generale Boulanger, tra le fonti primarie del fascismo. Intuizione confermata poi, in Italia, da Renzo De Felice e da Augusto Del Noce.
Anche lo schieramento a favore della nascita dello Stato palestinese rispondeva in realtà a una lettura della nascita di Israele messa a fuoco con le lenti acute dello storico di classe. La sua tesi era che la principale giustificazione morale della nascita dello Stato di Israele, mascherava, e allo stesso tempo era giustificata, da una necessità di sopravvivenza più immediata e più urgente: “I diritti storici erano invocati per giustificare la necessità di trovare un rifugio”.
Quella necessità vitale di avere una nazione e un riparo come condizioni per la sopravvivenza del popolo ebraico era però venuta a cadere con il trionfo militare del 1967. E se le conquiste del 1948-49 “erano condizione essenziale per la nascita dello Stato di Israele, il tentativo di conservare le conquiste del 1967 ha un forte sapore di espansionismo coloniale”. L’occupazione dei territori palestinesi, anzi, contrasta secondo il grande storico frontalmente con lo sviluppo di Israele “come società libera e aperta”.
Posizioni simili non potevano che rendere Sternhell molto inviso a una parte notevole della società israeliana. Ma, qualsiasi cosa si pensi delle sue posizioni in merito al conflitto israelo-palestinese sulla statura di Zeev Sternhell come storico e come uomo non possono esserci dubbi.