La visione d’insieme, come la storia, diventa chiara solo in prospettiva. In un raffinato gioco di rimandi, si destreggia il sudafricano Gavin Rain, uno dei più importanti artisti di puntinismo al mondo. Ogni singolo ritratto dei dodici “Primi ministri in prospettiva” – la mostra allestita in onore del 75° Giorno dell’Indipendenza di Israele e aperta al pubblico dal 24 aprile al 7 maggio negli spazi della Galleria della Biennale, all’interno dello storico Sha’arei Tzedek Hospital a Gerusalemme – diventa riconoscibile solo quando lo spettatore mette una certa distanza tra sé e il quadro. Allo stesso modo, suggerisce Rain, “dovremmo tutti fare un passo indietro per vedere il quadro più ampio, le persone che ci aiutano, ci guidano e ci modellano”.
La mostra accende i riflettori sulle dodici personalità che hanno plasmato Israele nei primi 75 anni di storia, fino al 2020: David Ben Gurion (1948-1954; 1955-1963), Moshe Sharett (1954 – 1955), Levi Eshkol (1963 – 1969), Golda Meir (1969 – 1974), Yitzhak Rabin, (1974 – 1977; 1992 – 1995), Menachem Begin (1977 – 1983), Yitzhak Shamir (1983 – 1984; 1986 – 1992), Shimon Peres (1984 – 1986) ; 1995 – 1996), Ehud Barak (1999 – 2001), Ariel Sharon (2001 – 2006), Ehud Olmert (2006 – 2009) e Benjamin Netanyahu (1996 – 1999; 2009 – 2021). Come dire che una buona dose di distacco e di tempo sono necessarie per storicizzare ogni periodo, per interpretarlo e per giudicare le azioni e il valore di chi è stato, di volta in volta, investito della responsabilità di navigare Israele attraverso acque di rado quiete, molto più spesso tempestose.
“L’arte riguarda la creazione di una narrazione visiva”, osserva Rain. “È una metafora della vita”, aggiunge. I suoi ritratti dei primi ministri israeliani sono composti da cerchi concentrici multistrato e multicolori su tela bianca, combinando arte e matematica. La mostra è stata selezionata e accolta dal fondatore e direttore creativo dalla Biennale di Gerusalemme, Rami Ozeri. “Quando presi insieme [i dodici primi ministri di Israele], raccontano la storia collettiva di una nazione. La tecnica puntinista, sviluppata e utilizzata dall’artista Gavin Rain, getta nuova luce su queste importanti figure ed esprime la relazione tra la loro immagine completa e le innumerevoli componenti che la creano”, ha detto Ozeri.
Tutti i ritratti sono acrilici su tela di un metro quadrato, ad eccezione di Ben Gurion (1,8m x 1,2m), che ha richiesto uno spazio extra per includere la sua iconica folta capigliatura. Ogni cerchio concentrico sulla tela bianca è composto da cinque strati di colore e prevede la decostruzione di un’immagine nelle sue parti più semplici, un insieme di punti. “Parte del mio messaggio – spiega l’artista – è nell’estetica del primo piano. Le cose sono interessanti da vicino. Poi facciamo un passo indietro e cogliamo l’influenza sulle persone e sulle cose nella nostra vita. Mi piace provare a riecheggiarlo nel mio lavoro, se posso”. Per arrivare al risultato finale, Rain crea una griglia, determina le tonalità di colore con una valutazione numerica a seconda dei chiari e degli scuri, converte ogni numero in un cerchio, traccia l’applicazione del colore, crea uno stencil con lo spago e solo allora inizia a dipingere. “La maggior parte della mia arte è nella preparazione. Nelle decisioni che prendo prima ancora di avvicinarmi a un pennello”, continua.
“Primi ministri in prospettiva”, ritratti realizzati da Gavin Rain
Galleria della Biennale di Gerusalemme, 161 Jaffa Road, Gerusalemme
24 aprile – 7 maggio, dalle 10:00 alle 16:00 (chiuso venerdì e sabato).
Ingresso libero
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