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    ISRAELE

    Otto premi Nobel scrivono una lettera alle organizzazioni internazionali: ‘’Profondamente preoccupati per gli ostaggi’’

    Martedì otto premi Nobel hanno scritto e inviato una lettera ai capi delle Nazioni Unite, al Comitato internazionale della Croce Rossa e all’Organizzazione mondiale della sanità esortandoli ad agire immediatamente per consegnare i farmaci necessari ai restanti ostaggi israeliani a Gaza e ad agire per il loro immediato rilascio. La lettera è stata firmata da rinomati ricercatori e professori ebrei e israeliani che lavorano in Israele e negli Stati Uniti. Sono i chimici Aaron Ciechanover, Avram Hershko, Michael Levitt, Arieh Warshel, Dan Shechtman, Ada Yonath e Roger Kornberg e l’economista Daniel Kahneman.

    “Sono trascorsi più di tre mesi dal massacro del 7 ottobre di Hamas contro Israele. Come vincitori del premio Nobel, esprimiamo profonda preoccupazione per gli ostaggi detenuti a Gaza. Ci troviamo costretti a parlare sullo sfondo di vite innocenti tenute prigioniere, famiglie lacerate e comunità alle prese con le dure realtà della guerra”, hanno scritto al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, al presidente del CICR Mirjana Spoljaric e al direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus.

    “Insistiamo nel parlare in nome della ragione e vi invitiamo, come leader, a intraprendere azioni per promuovere il rilascio di tutti gli ostaggi come un passo essenziale verso la tregua e la prevenzione di ulteriori spargimenti di sangue”, continua la missiva.

    Lo Stato d’Israele, dall’inizio delle azioni di guerra, è stato estremamente critico nei confronti dell’OMS, del CICR e delle Nazioni Unite per non aver intrapreso azioni decisive per liberare gli ostaggi. Spoljaric è arrivato in Israele a dicembre, ma non ha visitato il sud, dove 1.200 persone sono state uccise e 240 trascinate a Gaza come ostaggi il 7 ottobre, la maggior parte dei quali civili. Ha ripetutamente affermato che il CICR non può fare nulla per raggiungere gli ostaggi a meno che Israele e Hamas non raggiungano un accordo attraverso un intermediario.

    Si ritiene che 132 ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre siano ancora detenuti a Gaza – non tutti vivi – dopo che 105 civili sono stati rilasciati dalla prigionia di Hamas durante una tregua di una settimana alla fine di novembre. Quattro ostaggi sono stati rilasciati prima di allora, e uno è stato salvato dall’IDF. Anche i corpi di otto ostaggi sono stati recuperati e tre ostaggi sono stati uccisi per errore dai militari. Le forze di difesa israeliane hanno confermato la morte di 25 di quelli ancora detenuti da Hamas, citando l’intelligence e i risultati ottenuti dalle truppe dell’esercito che operano attivamente a Gaza.

    Hamas detiene anche i corpi dei soldati dell’IDF caduti Oron Shaul e Hadar Goldin dal 2014, così come due civili israeliani, Avera Mengistu e Hisham al-Sayed, che si pensa siano entrambi vivi dopo essere entrati nella Striscia di propria iniziativa rispettivamente nel 2014 e nel 2015.

    La lettera dei vincitori del Nobel parla di una “ terribile perdita di vite umane” e dello sfollamento interno di migliaia di persone da entrambe le parti causato dalla guerra. Tuttavia, l’obiettivo principale della lettera è la situazione in cui ancora versano gli ostaggi e si riferisce a un rapporto medico aggiornato di 11 pagine associato preparato dal Prof. Hagai Levine e da altri membri del Medical and Resilience Team of the Hostages and Missing Families Forum.

    “I risultati del rapporto medico mostrano un quadro allarmante della salute degli ostaggi. Come descritto nel rapporto, almeno un terzo di questi ostaggi ha malattie croniche e ha bisogno di assumere regolarmente farmaci. Molti altri sono stati feriti dal brutale rapimento e hanno bisogno di cure. Altri soffrono di malattie legate alle dure condizioni di prigionia, che includono la tortura mentale e fisica” scrivono nella lettera i premi Nobel.

    “Se non verranno fornite cure mediche con urgenza per tutti gli ostaggi, il risultato potrebbe irreversibile, nel migliore dei casi, nel peggiore invece la morte. Le testimonianze dei sopravvissuti rilasciati da Hamas rivelano casi estremi di violenza psicologica e fisica, tra cui brutale aggressione sessuale, mutilazione, tortura, fame e disidratazione forzata. Ogni giorno che passa, la salute e la vita di tutti gli ostaggi è seriamente in pericolo” hanno scritto.

    Il rapporto si concentra sulle implicazioni per la salute degli ostaggi rimanenti, sui rischi per la loro salute fisica e mentale e sul trattamento che hanno ricevuto in cattività, come dettagliato nelle testimonianze degli ostaggi rilasciati. Molte delle testimonianze sono infatti state fornite dagli ostaggi che sono stati rilasciati il 24-30 novembre durante una tregua mediata da Qatar ed Egitto con il sostegno degli Stati Uniti. Madri e bambini sotto i 18 anni sono stati rilasciati, insieme ad alcune delle donne, specialmente quelle anziane. Tra i rilasciati c’erano Maya Regev e Mia Schem, entrambe di 21 anni, che hanno subito un intervento chirurgico fallito per ferite da arma da fuoco agli arti mentre erano in cattività, nel caso di Schem da un veterinario.

    L’unica madre e i bambini israeliani ancora detenuti a Gaza sono Shiri Bibas e i suoi figli Ariel, 4 anni, e Kfir, che ha compiuto un anno in cattività. Nel mettere insieme il rapporto, che si basa anche su prove provenienti da filmati del rapimento di ostaggi a Gaza, la squadra ha dovuto soppesare la riservatezza dei pazienti rispetto alla necessità di illustrare quanto siano terribili le condizioni degli ostaggi. Il consenso è stato ottenuto dai familiari di 38 ostaggi i cui dettagli specifici sono spiegati nel rapporto.

    Molti degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas hanno un’età compresa tra i 20 e gli 80 anni.

    Alcuni ostaggi dipendono da occhiali o apparecchi acustici, eppure sono stati portati a Gaza senza ausilio o privati di questi una volta lì, lasciando gli ostaggi disorientati. Atti di questo genere possono portare ad una reazione di stress psicologico acuto. Secondo il rapporto che tutti gli ostaggi probabilmente già ne soffrono a questo punto.

    “Le condizioni insopportabili sollevano preoccupazioni per quanto riguarda la loro stabilità e sanità mentale, la possibilità di autolesionismo e apatia. In alcuni casi, ci sono prove che i rapitori stiano sottoponendo gli ostaggi a continui abusi psicologici, il che include informarli che le loro famiglie siano state interamente assassinate per mano dei terroristi stessi” spiegano i ricercatori.

    Il rapporto tratta inoltre delle condizioni non igieniche in cui vengono trattenuti gli ostaggi che portano a malattie infettive e altri rischi per la salute. “I sopravvissuti hanno segnalato un accesso limitato ai servizi igienici, nessun accesso all’acqua corrente e scarsa igiene. È molto facile contrattare malattie gastrointestinali, come la diarrea, risultata prevalente tra i sopravvissuti, con diversi casi con diagnosi di agenti patogeni come la salmonella”, afferma il rapporto.

    Infine, il rapporto affronta i rischi legati alla salute delle donne detenute da Hamas e dagli altri gruppi terroristici a Gaza. In pericolo di violenza sessuale, che potrebbero portare ad implicazioni negative sulla salute mentale e fisica di lunga durata.

    “A seguito dello stupro, le donne sono a rischio di lesioni fisiche pericolose, sanguinamento potenzialmente letale, malattie sessualmente trasmissibili, incluso l’HIV/AIDS, o perdita di riproduzione. Inoltre, lo stupro potrebbe portare a una gravidanza indesiderata, che potrebbe a sua volta essere pericolosa per la vita senza cure mediche adeguate, in casi come la gravidanza ectopica o l’aborto spontaneo”, conclude il rapporto.

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