“Gerusalemme
ha scelto l’unità, il senso dell’unione, il bene. Intendo essere il sindaco di
tutti gli abitanti di Gerusalemme, chiunque essi siano, che hanno votato per me
e anche di coloro che non mi hanno votato”.
A
Gerusalemme vincono gli anti-laici: è Moshe Lion il nuovo sindaco. Ha vinto il
nazionalismo e l’ortodossia. Il suo avversario, il laico 35enne Ofer
Berkovitch, ha replicato che i membri del suo team starebbero indagando su
presunte “irregolarità” nei seggi. Il distacco infatti è di appena 6000 voti,
tuttavia i dati parlano del 51% dei voti per Lion.
Il
57enne Lion è nato a Tel Aviv da una famiglia di ebrei originari della Grecia.
Alla fine degli anni Novanta è stato capo di gabinetto dell’allora premier
Benjamin Netanyahu. Poi è stato Presidente delle Ferrovie israeliane dopo aver
lavorato con l’Autorità dei porti e delle ferrovie, fino all’incarico di
presidente dell’Autorità per lo sviluppo di Gerusalemme.
Nel
2013 ha contribuito alla coalizione di governo con il Likud e Yisrael Beitenu.
Sempre in quell’anno aveva provato a diventare Sindaco di Gerusalemme, ma vinse
Barkat. Cinque anni dopo ce l’ha fatta.
Tra
i suoi programmi il no al progetto di Netanyahu di erigere una barriera che
divide Gerusalemme est dal resto del la città e costruire case per il settore
ultra-ortodosso: le famiglie ultra-ortodosse hanno una media di sette bambini,
quindi necessitano di più alloggi. Si è detto contrario al trasporto pubblico
di sabato e ha espressamente giurato di non partecipare all’annuale Gay Pride.
Chiaramente situazione completamente diversa sarebbe stata qualora fosse stato
eletto Berkovitch.
Lion
gode l’appoggio dell’appena dimesso Ministro della Difesa Lieberman, sotto i
riflettori per le espresse dichiarazioni contrarie alla scelta di Netanyahu di
iniziare una tregua con Hamas. Il candidato di Likud era fuori dal ballottaggio
per la carica di primo cittadino di Gerusalemme, ma il risultato dell’elezione
è il segno evidente che qualcosa in Israele sta cambiando.