Fino a pochi anni fa, sarebbe stato impensabile. Oggi invece il turismo enologico in Israele, incluso il segmento del vino kasher, sta prendendo una piega interessante. Il ministero israeliano del turismo ci sta investendo con convinzione, rispondendo agli sforzi di tanti produttori e lavorando per migliorare l’esperienza nel suo complesso, dai centri di informazione per i visitatori, ai tour organizzati, all’offerta gastronomica.
Lo scenario è ancora fluido e in via di sviluppo, ma è certo che l’interesse per il vino israeliano, dall’essere una moda sta acquisendo consapevolezza di rappresentare una forma di cultura del territorio.
Su circa 200 cantine presenti in tutto Israele, dalle Alture del Golan fino al Mar Rosso, passando per la Galilea e il Negev, per i dintorni di Tel Aviv e le colline di Gerusalemme, 106 etichette sono kasher. Ciascuna bottiglia contiene affascinanti avventure umane che nascono nei kibbutz, nelle città e perfino nei garage, come fossero start-up di altri tempi. Così l’industria israeliana del vino si sta costruendo una sua identità, nel modo in cui può esprimere le caratteristiche uniche dei suoi terroir.
Recentemente è uscita – in libreria, nelle enoteche e nei deli shop di Israele – una guida preziosa e utile (in ebraico e in inglese) che si chiama “Wine Journey. An Israeli Adventure”. Le cantine sono raggruppate per aree geografiche, con tanto di mappe e interessanti introduzioni alle caratteristiche specifiche del territorio. Ogni cantina è presentata con una breve descrizione e simboli utilissimi per capire a colpo d’occhio la dimensione della produzione, se si tratta di vini kosher o vegani, se a quell’indirizzo sono benvenuti anche i bambini o gli animali, se si offre cucina o camere per dormire e se è accessibile a chi ha limitazioni o disabilità motorie.
Il Negev è la più giovane regione del vino, in questa nuova era del turismo enologico in Israele. Lo stupore di lasciare l’ocra del deserto per immergersi nel verde delle vigne di Carmey Avdat è impagabile. Le Alture del Golan sono una specie di Wild West, con una natura che concentra in un piccolo territorio catene di vulcani dormienti e cascate, pascoli di mucche e villaggi drusi. Alla cantina Tel Shifon si può arrivare in elicottero. Qui è di casa anche Pelter, una delle etichette più esclusive, che di recente ha aperto una linea kosher, Matar. La Galilea, che si estende tra la costa e i confini con il Libano, la Siria e la Giordania, ospita il maggior numero di cantine. La Kitron è un’azienda vinicola gravitazionale, costruita su tre livelli cosicché il vino possa fluire senza essere pompato verso i successivi livelli di produzione. Le altre zone dove unire turismo e scoperta del vino sono le colline lungo la strada tra Tel Aviv e Gerusalemme e la pianura centrale lungo la costa mediterranea.
Prima di partire per un’avventura all’insegna di assaggi di vini israeliani, può essere utile pianificare il tour, selezionando le cantine e chiamando o scrivendo per verificare che in quel giorno e in quegli orari siano aperte. E, se necessario, prenotare una visita. Tra una tappa e l’altra, è sempre meglio prevedere una sosta gastronomica. La guida ha pensato a tutto, anche a sezioni dedicate agli indirizzi più sfiziosi dove mangiare, dai mercati alle aziende agricole, dai ristorantini di campagna ai deli shop.