Skip to main content

Ultimo numero Novembre – Dicembre 2024

Scarica il Lunario 5785

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    Le testimonianze shock sugli stupri del 7 ottobre nell’inchiesta del New York Times

    Gli stupri e i massacri perpetrati dai terroristi di
    Hamas il 7 ottobre nel sud di Israele sono al centro di un’inchiesta
    recentemente pubblicata dal New York Times. Quel giorno, secondo quanto
    riportato dai testimoni e dalle autorità israeliane, i terroristi hanno
    stuprato e abusato sessualmente numerose donne e uomini. Il New York Times ha
    individuato almeno 7 luoghi in cui donne e ragazze israeliane sono state
    stuprate e mutilate, basandosi su fotografie, video, informazioni dai
    cellulari, ed interviste ad oltre 150 persone, tra cui testimoni, soldati e
    personale medico.

    Il 7 ottobre sono stati molti i video pubblicati che
    hanno permesso ai familiari delle vittime e degli ostaggi di scoprire qualcosa
    in più sulla sorte dei loro cari. Uno dei video più diffusi è stato realizzato
    da una donna che la mattina dell’8 ottobre si è recata sul luogo del rave, nel
    sud di Israele, per cercare una sua amica dispersa. Nel video si riconosce una
    donna uccisa con il volto bruciato. La donna indossava un vestito nero, era
    distesa sulla schiena con le gambe divaricate ed i genitali visibili. Secondo
    quanto riportato dal quotidiano statunitense, la polizia israeliana ritiene che
    la donna possa essere identificabile con Gal Abdush, madre di due bambini,
    uccisa al rave insieme al marito.

    Quattro testimoni hanno detto al Times di aver visto
    donne stuprate e uccise lungo la stessa strada dove è stato ritrovato il corpo
    di Gal, mentre alcuni soldati e volontari medici sostengono di aver trovato
    oltre 30 corpi di donne e ragazze con le gambe aperte, i vestiti strappati e
    segni di abuso nell’area dei genitali, secondo quanto riportato dal quotidiano
    statunitense.

    Tra la documentazione analizzata dal New York Times
    vi sono anche fotografie e video. L’esercito israeliano ha messo a disposizione
    del quotidiano un filmato che mostra due soldatesse uccise in una base vicino a
    Gaza: i terroristi hanno sparato loro nelle parti intime.

    Lahav 433, l’unità nazionale di polizia
    investigativa, ha raccolto prove senza indicare con precisione quante donne
    siano state stuprate, poiché la maggior parte sono morte e già sepolte, mentre
    coloro che sono sopravvissute non hanno ancora parlato pubblicamente. Inoltre,
    dopo lo shock dell’attacco terroristico, le autorità non si sono concentrate
    sulla raccolta dello sperma e di altre prove di stupri che si potevano
    raccogliere sui corpi delle donne.

    Il New York Times ha intervistato anche Sapir, una
    commercialista 24enne. Sapir aveva partecipato al rave del 7 ottobre e ha
    raccontato al Times di aver visto almeno cinque donne che venivano stuprate ed
    uccise. I terroristi le avevano sparato alla schiena ed era ferita, ma Sapir
    era riuscita a nascondersi tra l’erba, sotto alcuni rami. In particolare, la
    ragazza ha spiegato di aver visto una giovane donna dai capelli ramati che
    provava a correre con i pantaloni abbassati mentre sanguinava nella parte
    posteriore del corpo. Un uomo ha raggiunto la donna, l’ha tirata per i capelli
    e l’ha costretta a piegarsi mentre un altro uomo la violentava. Ogni volta che
    la donna si spostava, ha raccontato Sapir al Times, il terrorista le affondava
    un coltello nella schiena. Sapir ha anche raccontato di aver visto un’altra
    donna fatta a pezzi: un terrorista la stuprava e un altro le ha tagliato il
    seno. Mentre continuavano a stuprare la donna, i terroristi hanno giocato macabramente
    tirandosi il seno tra loro.

    Sempre Sapir ha spiegato alla polizia di aver visto
    alcuni terroristi che trasportavano teste di donne decapitate. Sapir ha fornito
    numerose fotografie delle sue ferite e del suo nascondiglio. «Quel giorno sono
    diventata un animale» ha detto Sapir al Times, «Ero emotivamente distaccata,
    avevo solo l’adrenalina della sopravvivenza».

    Il Times ha parlato anche con  Raz Cohen , che ha visto 5 uomini in abiti
    civili armati di coltelli e di un martello, che hanno stuprato e poi sgozzato
    una giovane donna. Yinon Rivlin, sopravvissuto al rave, ha raccontato che dopo
    la fine dell’attacco terroristico è uscito dal suo nascondiglio e ha aiutato a
    cercare sopravvissuti. Ha visto il corpo di una giovane donna, riversa sullo
    stomaco, senza slip, con le gambe aperte e l’area delle parti intime
    martoriate.

    Anche i volontari intervistati hanno raccontato di
    aver trovato donne morte che mostravano segni di abusi sessuali. «Non ho
    scattato fotografie perché non eravamo autorizzati» ha spiegato al Times Yossi
    Landau, un volontario Zaka, «ma guardando indietro, me ne pento».

    Al kibbutz Be’eri un paramedico ha trovato i corpi
    di due adolescenti: una riversa sul lato con i boxer strappati e lividi tra le
    cosce, l’altra con la faccia rivolta verso terra, il pigiama abbassato fino
    alle ginocchia e tracce di sperma sul corpo. Il paramedico aveva il compito di
    trovare sopravvissuti e non ha documentato la scena, secondo quanto riportato
    dal Times. Le due ragazze avevano 13 e 16 anni.

    Le autorità israeliane hanno numerosi video di prova
    delle brutalità perpetrate il 7 ottobre, ma non hanno eseguito autopsie sui
    corpi delle giovani donne, ormai seppellite. Gil Horev, portavoce del Ministero
    del Welfare e degli Affari Sociali ha riferito al Times che le autorità sono a
    conoscenza di almeno tre donne ed un uomo sopravvissuti agli stupri del 7
    ottobre, ma che «Nessuno di loro è stato disposto a presentarsi fisicamente per
    le cure». Due psicoterapeuti che lavorano con una donna che ha subito uno
    stupro di gruppo sostengono che non è in grado di parlare né con i giornalisti
    né con i reporter.

    CONDIVIDI SU: