Potrebbe essere Israele la nuova frontiera mondiale delle fiction. La crescita in tutto il mondo di piattaforme come Netflix e Amazon Prime, specie negli ultimi anni, ha spinto la produzione e commercializzazione di serie made in Isrel. Proprio di recente Netflix ha aggiunto alla sua programmazione diverse produzioni israeliane, trasmettendole in una dozzina di lingue diverse in tutto il mondo. Si calcola che piu’ di 130 milioni di spettatori possano guardare serie come “When Heroes Fly”, “Shtisel”, “Hashoter Hatov” e il film “The Cakemaker”. L’ultimo successo su Netflix e’ “When Heroes Fly”, che ha gia’ avuto grande successo e ottime recensioni in Israele, ha vinto il primo premio al festival di Cannes per le Serie Internazionali l’anno scorso. La fiction, ambientata 10 anni dopo la fine della seconda guerra del Libano, parla di quattro amici e veterani dell’esercito che portano ancora cicatrici fisiche e psicologiche derivanti dal conflitto. Sono costretti a riunirsi a malincuore per rintracciare Yaeli – la sorella di uno e l’ex fidanzata di un altro – che tutti credevano fosse stata uccisa in un incidente in Colombia anni prima.
Alla fine di dicembre Netflix ha aggiunto alla sua piattaforma anche la commedia poliziesca “Hashoter Hatov”, che tratta di un poliziotto che ritorna dalla sua famiglia dopo un periodo di rottura e deve fare i conti con il loro comportamento discutibile e alcuni loro legami potenzialmente illegali. Netflix ha mantenuto il titolo originale dello show, “Hashoter Hatov”, probabilmente per differenziarlo dal suo remake in inglese “The Good Cop”, andato in onda sempre su Netflix lo scorso autunno. (
Sta destando molto interesse anche la serie “Shtisel”, che ha per protagonista una famiglia ultra ortodossa che vive nel quartiere di Mea She’arim a Gerusalemme e che si trova ad affrontare vari problemi, sentimentali e familiari. Circa due anni fa, Amazon aveva annunciato di voler fare un remake di questa serie israeliana, ambientandola nella comunita’ ultra-ortodossa di Brooklyn, ma il progetto non e’ mai decollato. E grandi consensi sta avendo pure “Shadow of Truth”, una serie di documentari sul crimine che segue il misterioso omicidio di Tair Rada, un tredicenne israeliano. La serie mette in risalto alcune delle carenze del sistema giudiziario di Israele, ed e’ stata paragonata alla serie americana “Making a Murder”.
Ma il maggior successo israeliano esportato all’estero e’ forse il thriller politico “Fauda”, una serie trasmessa per la prima volta in Israele, prima di essere presa anche da Netflix nel 2016, che racconta la storia di Doron, un comandante di un’unita’ delle forze di difesa israeliane impegnato con la sua squadra a cercare un terrorista di Hamas responsabile di diversi attacchi terroristici, conosciuto come “Abu-Akhmed” o “La Pantera”.
Lo scorso 1 gennaio, Netflix ha poi anche aggiunto al suo cartellone, il film israeliano “The Cakemaker” che sembrava destinato ad entrare tra le nomination per il miglior film straniero agli Oscar e che narra di un giovane fornaio tedesco che si innamora di un uomo israeliano sposato di nome Oren in visita a Berlino. Quando Oren muore improvvisamente, il panettiere si reca a Gerusalemme e qui si avvicina alla vedova di Oren.
La piattaforma di streaming americano, Hulu, vanta invece i diritti di un’altra serie israeliana di grande successo, “Kfulim” (False Flag), un thriller internazionale di spionaggio in cui cinque israeliani si trovano al centro di una cospirazione per rapire il ministro della difesa iraniano. False Flag e’ stata acquisita dalla Fox International nel 2015 per la distribuzione in oltre 100 Paesi ed e’ stata la prima acquisizione della societa’ di una serie non inglese.
Il successo di questi programmi televisivi israeliani sta mostrando come il pubblico internazionale sia sempre piu’ interessato a storie che esplorano il mondo all’interno di Israele e le vicende del popolo israeliano. La Fox trasmette anche da anni la serie di successo “Homeland”, basata sull’israeliana “Hatufim”.