Il collasso improvviso del regime di Bashar al-Assad, avvenuto in seguito a una rapida offensiva delle forze ribelli, ha scatenato una serie di operazioni strategiche da parte di Israele. L’obiettivo è stato duplice: garantire la sicurezza nazionale e impedire che tecnologie militari avanzate e armamenti siriani cadessero nelle mani di gruppi jihadisti o altre forze ostili.
Distruzione di infrastrutture militari
Nei giorni successivi al collasso del regime, l’aviazione israeliana ha intensificato le operazioni contro obiettivi militari in Siria, conducendo centinaia di raid aerei. Tra i bersagli principali figurano basi militari, aeroporti e centri di ricerca collegati allo sviluppo di armi avanzate, incluso un importante impianto nella zona di Barzeh, a Damasco, già colpito da attacchi occidentali nel 2018 per la sua presunta connessione al programma chimico siriano.
Questi raid hanno portato alla distruzione di decine di elicotteri, jet da combattimento e risorse dell’esercito siriano, azzerando di fatto le capacità militari residue. La marina israeliana, dal canto suo, ha eliminato una significativa porzione della flotta navale siriana, compresi missili antinave, attraverso attacchi mirati nelle località costiere di Latakia e Minet el-Beida.
Il controllo del Monte Hermon
Il Monte Hermon, con un’altitudine di 2.814 metri, rappresenta uno dei punti strategici più importanti della regione. Situato al confine tra Israele, Siria e Libano, offre una posizione privilegiata per il monitoraggio e l’intercettazione di segnali nemici, fungendo anche da barriera naturale contro potenziali incursioni dal nord.
Nelle ultime ore, l’unità d’élite Shaldag dell’aeronautica israeliana ha raggiunto il picco del monte senza incontrare resistenza, consolidando il controllo israeliano sull’area. Questo intervento permette a Israele di rafforzare la propria capacità di sorveglianza e difesa, trasformando il Monte Hermon in una postazione avanzata di monitoraggio e intelligence.
Estensione della Buffer Zone nel Golan
Con l’intento di prevenire incursioni ostili e proteggere il confine settentrionale, Israele ha inoltre esteso il controllo sulla zona cuscinetto del Golan creata nel 1974. Le forze di terra israeliane si sono temporaneamente posizionate in quest’area strategica, stabilendo presidi difensivi per monitorare i movimenti lungo il confine. Il governo israeliano ha sottolineato che tale presenza è “limitata e temporanea” e finalizzata esclusivamente a garantire la sicurezza nazionale.
Il futuro delle Alture del Golan
La situazione nelle alture del Golan rimane una questione centrale nella strategia di Israele. Il governo, guidato dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu, ha riaffermato che il Golan è e rimarrà parte integrante del territorio israeliano, una posizione riconosciuta ufficialmente dagli Stati Uniti nel 2019. Israele, anticipando le possibili minacce, ha adottato misure decisive per consolidare la propria sicurezza e preservare l’equilibrio strategico, rafforzando al contempo il controllo su aree chiave come il Monte Hermon e le alture del Golan, per evitare che diventino un punto di lancio per attacchi da parte di milizie ostili.