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    ISRAELE

    Le atrocità di Hamas nei racconti di Yarden Bibas e gli altri ostaggi liberati a “60 Minutes”

    Yarden Bibas ha raccontato per la prima volta gli orrori subiti dal 7 ottobre, giorno in cui è stato rapito da Hamas, e la tragica perdita della sua famiglia: la moglie Shiri e i figli Ariel e Kfir. La sua testimonianza è stata trasmessa lunedì notte nel programma “60 Minutes” della CBS, insieme a quella di Tal Shoham e dei coniugi Keith e Aviva Siegel.
    Bibas ha descritto la brutalità dei suoi rapitori e ha lanciato un appello diretto al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, affinché fermi la guerra. Ha rievocato il momento in cui i terroristi di Hamas gli hanno comunicato la morte della sua famiglia: “Sono stati tutti uccisi a sangue freddo, con le mani nude. Mi dicevano: ‘Non importa, troverai una nuova moglie, nuovi figli. Una moglie migliore, figli migliori’”. Inizialmente, i rapitori gli avevano detto che la sua famiglia era stata uccisa da un attacco aereo israeliano, ma ora Bibas sa con certezza che sono stati loro ad assassinarli.
    L’ex ostaggio ha poi ringraziato Trump per l’impegno nella sua liberazione, affermando: “So che può aiutare. Sono qui grazie a Trump. Sono qui solo grazie a lui. Penso che sia l’unico che può fermare questa guerra”. Quando la giornalista Lesley Stahl gli ha chiesto cosa direbbe all’ex presidente, Bibas ha risposto: “Per favore, fermate questa guerra e aiutate a riportare a casa tutti gli ostaggi”.
    Keith e Aviva Siegel, anch’essi liberati dopo mesi di prigionia, hanno raccontato il terrore vissuto dal 7 ottobre, quando furono rapiti e portati nei tunnel di Hamas. Keith ha descritto le atrocità a cui ha assistito: “Ho visto una giovane donna torturata dai terroristi. Parlo di torture reali, non solo in senso figurato” ha dichiarato. “Mi hanno costretto a guardare. Ho visto violenze sessuali su ostaggi femminili”.
    Le condizioni di prigionia erano disumane: “Mi facevano morire di fame, mangiavano davanti a me senza offrirmi nulla” ha raccontato Keith. Anche le condizioni igieniche erano terribili: “Mi facevano fare la doccia una volta al mese, con mezzo secchio d’acqua.” Aviva è stata rilasciata durante la prima fase di un cessate il fuoco temporaneo nel novembre 2023, e Keith ha ricordato il momento straziante in cui l’ha vista andare via, senza sapere se l’avrebbe mai rivista.
    Tal Shoham, un altro ex ostaggio, ha raccontato della disperazione vissuta nei tunnel di Hamas. Ha ricordato come uno dei suoi compagni di prigionia, Guy Gilboa-Dalal, abbia impiegato giorni per accettare la realtà della cattività: “Un momento era a una festa, l’attimo dopo si trovava nel posto peggiore del mondo. Ci sono voluti cinque o sei giorni prima che smettesse di piangere”. Shoham ha anche parlato della disperazione che si era diffusa tra i prigionieri, in particolare tra i più giovani: “Più di una volta mi hanno detto: ‘Perché restare in vita adesso? Perché non farla finita?'”.
    Keith Siegel ha concluso l’intervista con un appello ai leader mondiali, in particolare a Trump e ai governi di Stati Uniti e Israele: “Devono tornare al tavolo delle trattative e riportare a casa gli ostaggi. Ogni giorno che passa porta più sofferenza, più possibilità di morte e distruzione psicologica”.

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