Che il Medio Oriente sia il teatro di elezione per improbabili affari di spionaggio, fa parte dei luoghi comuni almeno dai tempi delle “Mille e una notte” se non degli “esploratori” mandati a spiare la terra di Canaan di cui parla la Torà. Ma in questo campo qualche volta possono avverarsi anche i luoghi comuni e le storie più improbabili. E’ proprio quel che è venuto fuori ieri in Israele con molto clamore giornalistico. La storia è questa: il ministro della difesa ed ex capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, Benny Gantz, aveva in casa un uomo delle pulizie di nome Omri Goren, un trentasettenne proveniente dalla città di Lod, poco lontano dall’aeroporto Ben Gurion. Fin qui niente di strano, almeno per le abitudini israeliane, che non riservano le rare collaborazioni domestiche quasi solo alle donne come accade in Italia.
Sennonché Goren, qualche settimana fa, è stato arrestato dallo Shin Bet, il servizio di sicurezza interna di Israele, dopo aver cercato di contattare un gruppo di hacker legati all’Iran proponendo loro di usare la sua libertà di movimento a casa del ministro per spiare Gantz e magari per inserire nel suo computer qualche programma capace di compromettere i più importanti segreti di Israele. Sembra che nulla di tutto ciò sia davvero accaduto, perché i servizi si sono accorti del tentato tradimento prima che il contatto fosse stretto. Probabilmente Goren non ha mai parlato con gli iraniani veri, ma solo con un gruppo civetta, messo su per intrappolare quelli come lui. Comunque non è successo niente di concreto.
Tutto bene quel che finisce bene? Non proprio, perché risulta che questa non sia la prima disavventura giudiziaria per il colf di Gantz. Anzi, fra il 2002 e il 2013 Goren è stato condannato cinque volte per crimini decisamente gravi, fra cui due rapine in banca, un furto e una violazione di domicilio. Che ci facesse un personaggio del genere a piede libero è una domanda ovvia. Ma ancora più ovvia e più grave è la questione di come un pregiudicato con una fedina penale così sporca sia arrivato a entrare in casa di una delle persone più potenti di Israele e del custode di segreti così importanti come il Ministro della Difesa. Chi l’ha assunto? Per quali ragioni? E non vi è stato un filtro dei servizi sul suo passato? I servizi che hanno lavorato così bene scoprendo il tradimento, non avrebbero potuto prevenirlo impedendo che fosse assunto? Tutto ciò lascia molto perplessi e autorizza addirittura il dubbio che ci sia stato un tentativo interno di compromettere Gantz, che è il punto debole dell’attuale maggioranza, come lo era nel governo precedente. Sono domande che per ora non hanno risposta e che probabilmente non l’avranno mai in pubblico.
È importante comunque che ciò che si è scoperto non sia un tentativo di infiltrazione dall’esterno, che dovrebbe far temere un’organizzazione più vasta, ma lo sciagurato e fin grottesco sforzo di un criminale di trovare qualche cliente esterno per il suo tradimento. Anche Israele ha dunque i suoi traditori, o aspiranti tali. Resta una consolazione importante: è chiaro che nella guerra con l’Iran lo spionaggio e l’azione clandestina di Israele sono molto più efficaci di quella del nemico e i traditori trovano la strada sbarrata da una vigilanza ben organizzata.