A partire da ieri, sarà possibile vedere la moneta con la più antica raffigurazione della Menorah del Tempio, presso il Centro Davidson, che è stato recentemente rinnovato. La moneta risale al 40 a.e.v. circa.
“Questa è la più antica rappresentazione artistica conosciuta della menorah, creata 107 anni prima della distruzione del Secondo Tempio”, ha affermato al Times of Israel il dott. Yuval Baruch, capo dell’archeologia e dell’amministrazione presso l’Autorità Israeliana per le Antichità.
La moneta, che è stata donata a Israele negli anni ’40, fa parte di una mostra di rari manufatti che contengono i primi riferimenti sull’origine della Menorah del Tempio. Accanto alla moneta è esposta la pietra di Magdala, scoperta nella città di Migdal nel 2009. La pietra finemente scolpita mostra più candelabri a sette braccia e una possibile rappresentazione del Tempio di Gerusalemme.
Insieme a questi due preziosi oggetti, in occasione della riapertura del centro Davidson, sarà possibile vedere un pezzo di intonaco della Tomba di Giasone, una tomba del periodo del Secondo Tempio, che è stata scoperta negli anni ’50 a Rechavia, un quartiere della capitale dello Stato Ebraico.
Il centro, che si trova nel Parco Archeologico di Gerusalemme, nella Città Vecchia, combinerà i reperti archeologici con la tecnologia interattiva. La maggior parte della struttura, che è stata costruita sottoterra, si trova di fronte all’angolo sud-occidentale del Monte del Tempio, lungo quella che gli archeologi ritengono fosse una strada principale per i pellegrini che salivano ai cortili del Tempio.
“Nel corso dei secoli, le persone hanno trovato modi diversi per raccontare storie, il che è una cosa meravigliosa per la condizione umana”, ha affermato Darin McKeever, presidente e CEO della Davidson Foundation. “Possiamo raccontare la storia utilizzando reperti archeologici e utilizzare la tecnologia per aumentare la comprensione della storia da parte delle persone”.
“Vogliamo assicurarci che il Davidson Center contribuisca a Gerusalemme e alla comprensione dei periodi del Primo e Secondo Tempio”, ha sottolineato McKeever. “La tecnologia si sposa meravigliosamente con l’archeologia, ci ha offerto nuove opportunità per raccontare storie”.