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    La Knesset approva la prima fase della riforma giudiziaria

    In un clima estremamente teso, sia dentro che fuori la Knesset, lunedì pomeriggio il parlamento israeliano ha approvato, con 64 voti a favore, in seconda e terza lettura il disegno di legge sugli standard di ragionevolezza. Si tratta del primo importante provvedimento che viene approvato nell’ambito della riforma giudiziaria. Durante le votazioni i parlamentari dell’opposizione hanno lasciato l’aula in segno di protesta.


    Il voto è stato preceduto da trenta ore di infuocato dibattito e da alcuni tentativi falliti di raggiungere un compromesso con l’opposizione. Fino all’ultimo infatti i ministri Bezalel Smotrich e Yoav Gallant hanno cercato di trovare un accordo, nonostante la dura opposizione dei ministri Yariv Levin e Itamar Ben Gvir, spingendo anche per ritardare di oltre sei mesi la normativa per le nomine giudiziarie. Il primo ministro Netanyahu ha valutato seriamente l’idea, lasciando il plenum più volte per discuterne con diversi ministri. Le trattative sono fallite con una dichiarazione alla stampa del leader dell’Opposizione Yair Lapid.

    “Stiamo seguendo con estrema attenzione l’evoluzione della situazione in Israele rispetto al voto avvenuto poche ore fa alla Knesset sulla limitazione della cosiddetta causa di ragionevolezza e le opinioni preoccupate di vertici militari e autorevoli esponenti sulla sostenibilità del Paese” ha affermato la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni in una nota. “Il varo di riforme che riguardano le questioni strutturali ed essenziali da parte di un governo eletto democraticamente e legittimato a promuovere iniziative importanti per il futuro del Paese richiede confronto ampio e pacatezza” si legge ancora nella nota. “La sicurezza, l’unità del Paese e la sua capacità di continuare a guidare innovazione e sviluppo nell’intera regione mediorientale e internazionale sono le direttrici essenziali e continueremo a sostenere Israele come Stato che esprime valori ebraici da 75 anni” ha dichiarato la presidente Di Segni. 

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