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    L’insuperata eredità di Olivetti. Una mostra a Holon celebra il brand italiano tra design, innovazione tecnologica e stato sociale aziendale

    Olivetti ha cambiato il modo di percepire, produrre e consumare un oggetto. In sostanza, ha innovato il concetto di “brand”. Fino al 2 maggio, una mostra di nicchia, un piccolo gioiello ospitato in uno spazio non convenzionale come la Galleria Vitrina al piano terra dell’edificio 6 dell’Istituto di Tecnologia di Holon, sta richiamando l’attenzione di studenti di design e appassionati di made in Italy. Per la prima volta in Israele, infatti, l’esposizione “Olivetti – Non solo macchine da scrivere” offre la possibilità di unire i puntini che legano gli iconici prodotti (macchine per scrivere, macchine da calcolo e i primi computer) con l’innovativo impianto pubblicitario e grafico olivettiano (loghi, manifesti, annunci e spot pubblicitari firmati dai più famosi designer italiani), con l’idea di architettura industriale che fa dialogare ambienti di lavoro, branding e flagship store globali. “Un inedito viaggio tra prodotti, architettura, persone e luoghi che riassume la storia internazionale dello “Stile Olivetti” e il suo approccio rivoluzionario al mondo dell’imprenditoria”, l’ha definita l’Ambasciatore italiano in Israele Sergio Barbanti.

    “Non serve elettricità, non serve Wifi. Basta mettere il foglio e scrivere”, si legge in una didascalie delle prime macchine da scrivere in mostra. Oggetti che oggi sono considerati cimeli, ma conservano la potenzialità di salvezza in un futuro distopico in cui la connessione senza fili e l’energia elettrica dovessero cessare di essere disponibili per il genere umano. Un pensiero inconcepibile per Millennials e generazioni successive, che mentre si aggirano per le sale della mostra si sorprendono a “riconoscere” oggetti che inconsapevolmente “conoscono”. E se ne innamorano. Come “Il Quaderno”, il mini portatile prodotto da Olivetti in due versioni a partire dal 1992, che altro non è se un predecessore del tablet. Quando fece il suo esordio, non c’era nulla di simile nel panorama internazionale.

    In mostra non potevano mancare icone come la “Lettera 22” disegnata da Marcello Nizzoli, entrata nelle collezioni permanenti del Museum of Modern Art di New York e vince il Compasso d’Oro nel 1954. O la “MP1”, la prima macchina da scrivere portatile prodotta dall’azienda nel 1932, disegnata da Aldo e Adriano Magnelli. Altra portatile è la rossa “Valentine” (1969) disegnata da Ettore Sottsas, concepita – così suggeriva la campagna pubblicitaria di cui sono esposti i poster – per essere utilizzata ovunque tranne che in ufficio. Ci sono anche, in mostra, le prime calcolatrici Olivetti, tra cui la Summa 19, quasi un giocattolo con i suoi tasti giganti, sicuramente un oggetto pop nell’aspetto minimalista enfatizzato da colori forti: tutto nero, con un’ampia fascia di verde brillante. Il modello ha vinto il premio Compasso d’Oro nel 1970.

    Nell’ambito della prospettiva storica, la mostra segue lo sviluppo del logo Olivetti, i vari font progettati per le macchine da scrivere, anche in ebraico, e le fotografie storiche dei flagship store Olivetti. Tra i manifesti, apre l’esposizione quello disegnato da Theodore Wolfe Ferrari che raffigura Dante Alighieri con la prima macchina da scrivere italiana. Un altro poster del 1920 mostra la macchina da scrivere che “cavalca” su un binario e sorpassa il treno, il simbolo più popolare di velocità, che era l’attributo naturale della modernità e del funzionalismo della scrittura.

    Una sezione fotografica illustra la concezione di città industriale che assegna grande importanza alla vita culturale e sociale dei dipendenti dell’azienda. L’Olivetti è stata plasmata, fin dalla sua fondazione, dalla cultura e dallo spirito di Camillo e del figlio Adriano, ideatori di uno stato sociale aziendale, assolutamente all’avanguardia nel panorama capitalistico italiano. Adriano Olivetti volle, per i suoi lavoratori, formazione permanente, psicologi e asili in fabbrica, fabbriche trasparenti immerse nel verde e attività culturali per ridistribuire bellezza a tutti i livelli aziendali. Altro che Google & co. L’eredità di Olivetti è evidente oggi nelle start-up tecnologiche più promettenti e nelle aziende informatiche leader del nostro mondo contemporaneo. Eredità che resta ancora insuperata.

    La mostra “Olivetti – Non solo macchine da scrivere”, curata da Ivry Baumgarten, è una collaborazione tra HIT Showcase Gallery, Archivio Olivetti di Ivrea, Ambasciata d’Italia in Israele e Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv. Sarà visitabile fino al 2 maggio 2023 (chiusa a Pesach) dalla domenica al giovedì dalle 10 alle 17.

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