I familiari degli ostaggi presi dai terroristi di Hamas il 7
ottobre sono stati accolti al Tempio Spagnolo di Roma. «Siamo tutti insieme» ha
detto il rabbino capo Riccardo Di Segni, che ha spiegato come la comunità
ebraica senta il dolore che gli israeliani stanno provando, come se fosse un
dolore condiviso: «Siamo un corpo unico e la vostra sofferenza è la sofferenza
di tutto il popolo di Israele».
La Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Noemi Di Segni ha parlato a nome delle 21 comunità del Paese esprimendo
preoccupazione per l’aumento dell’antisemitismo e per i pericoli che minacciano
Israele anche al nord. «Non siete soli» ha voluto ricordare Di Segni ai
famigliari degli ostaggi. «Siamo tutti qui con voi, con ognuno di voi. Voi ci
state dando il coraggio di respirare e di stare insieme».
La mattina prima, gli stessi israeliani in visita in Italia
avevano incontrato il Papa. Un incontro importante, pieno di speranze.
L’Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede Raphael Shutz ha ribadito il
valore dell’iniziativa e ha sottolineato che la comunità ebraica è impegnata
per riportare a casa gli ostaggi. «Siamo due famiglie – ha spiegato – Quando ci
sentiamo male noi, si sente male anche la comunità ebraica in Italia». Shutz ha
voluto parlare della drammatica ondata di antisemitismo che si sta diffondendo
nel mondo.
Anche l’Ambasciatore di Israele in Italia, Alon Bar, e il
presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, hanno accolto la
delegazione. Con un saluto commosso, Fadlun ricordato i pogrom in Libia e
l’incredulità di tutti dinanzi agli orrori del 7 ottobre: «Non riuscivo a
credere che stesse succedendo oggi». «Siete la mia famiglia» ha spiegato
Fadlun.
Da oltre un mese un nutrito gruppo di parenti di bambini,
figli, genitori, fratelli, sorelle, nonni e nonne, stanno girando il mondo per
non mantenere viva la memoria dei propri cari ancora ostaggi dei terroristi.
Michael Levy ha raccontato al consiglio della comunità e a tutti i presenti la
tragica vicenda del fratello preso in ostaggio mentre si nascondeva in un
rifugio antimissili, insieme alla moglie, che è stata uccisa da alcune granate
lanciate dai terroristi. Tutta la loro famiglia e il loro bambino di 2 anni,
Almog, sperano di riabbracciare presto Or, ancora prigioniero a Gaza. Romy
Cohen era in lacrime mentre nel Tempio Spagnolo raccontava del rapimento di suo
fratello gemello di 19 anni. Ha visto il video dei terroristi che lo portavano
via prima ancora che l’esercito riuscisse ad avvisare la loro famiglia. Sono
solo due delle troppe vicende drammatiche che hanno spezzato decine di famiglie
il 7 ottobre in seguito al brutale attacco di Hamas.