Il ministero dell’Innovazione, della scienza e della tecnologia israeliano vuole rimuovere le barriere nel campo della food tech, lo ha affermato lunedì il ministro Ofir Akunis. Il Comitato ministeriale per l’innovazione, la scienza e la tecnologia presieduto da Akunis si è riunito ieri per discutere l’urgente necessità di sviluppare un piano a riguardo, che sarà realizzato in collaborazione con l’Ufficio del Primo Ministro e molti altri ministeri.
“La food tech è un’industria con un grande potenziale. – ha affermato Akunis – Darà un enorme contributo all’economia israeliana nei prossimi anni, come è accaduto con il cyber nel decennio precedente”.
Già ad aprile il premier Netanyahu aveva annunciato che lo sviluppo di proteine alternative era un “obiettivo nazionale, fermo restando che si tratta di una soluzione per la sicurezza alimentare e che la fornitura e la produzione di proteine alternative rafforzeranno l’economia israeliana”.
Nei vari report pubblicati dal Good Food Institute Israel (GFI), organizzazione no profit israeliana che promuove la ricerca scientifica ed è il principale sponsor mondiale della ricerca accademica nelle proteine alternative, lo Stato Ebraico è già leader in questo campo.
Nel biennio 2018-2020, gli investimenti in aziende israeliane del settore sono aumentati da $ 14 milioni a $ 114 milioni. Nell’ultimo rapporto del GFI è emerso che Israele è secondo solo agli Stati Uniti per quanto riguarda il denaro investito nell’industria proteica alternativa ed è leader mondiale per quanto riguarda gli investimenti nelle proteine vegetali.
Secondo i numeri di Start-Up Nation Central, alla fine del 2022 sono oltre 230 le aziende di food tech in Israele, che hanno ricevuto investimenti per oltre 473 milioni di dollari, la maggior parte nel settore delle proteine alternative.