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    ISRAELE: SEGGI SPECIALI E NIENTE STRETTE DI MANO, IL VOTO AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

    Il voto ai tempi del coronavirus. Costretti ad andare lunedì alle urne per la terza volta in un anno, gli israeliani appaiono stufi di una campagna elettorale che assomiglia molto alle due precedenti. Ma a cambiare le cose questa volta è la paura del Covid-19. Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha smesso di stringere mani per evitare il contagio e la commissione elettorale ha preparato seggi speciali per chi è in quarantena, mentre ci si chiede se ci sarà un impatto sull’affluenza alle urne. 

    In Israele sono stati confermati al momento sette casi di coronavirus: tre di passeggeri della Diamond princess, tre di persone provenienti dall’Italia e la moglie di uno di questi ultimi. Il paese aveva già preso misure drastiche da tempo bloccando i voli provenienti dai paesi più colpiti e imponendo una quarantena di 14 giorni agli israeliani che vi hanno soggiornato. Misure che hanno preso di mira viaggiatori provenienti da Cina, Macao, Singapore, Hong Kong, Thailandia, Giappone, Sud Corea e per ultima anche l’Italia. Per chi è in quarantena, circa 1600 persone, sono state prese disposizioni speciali per il voto. Potranno recarsi a votare, ma senza usare mezzi pubblici e indossando una mascherina. E se avranno tosse e febbre dovranno rimanere a casa. Il voto avverrà in apposite tende, dove gli scrutatori saranno separati da un telo in Pvc e altri operatori indosseranno tute protettive. Lo scopo è permettere a tutti di votare, senza creare timori fra gli elettori sani. 

    Del resto il primo a prendere precauzioni è Netanyahu. Il primo ministro ha smesso da qualche giorno di stringere le mani alla gente durante i suoi giri elettorali, spiegando di voler evitare il contagio. E un alto comandante militare, Ofer Winter, è stato escluso da un briefing di sicurezza con Netanyahu perché sua figlia è in quarantena dopo il suo ritorno dalla Thailandia. La grande domanda è se la paura del contagio contribuirà a tenere gli elettori a casa. Per ora i sondaggi non indicano grandi variazioni rispetto alle elezioni di settembre, lasciando presagire un nuovo stallo fra il blocco di destra guidato da Netanyahu e quello di centro sinistra che guarda a Benny Gantz. Ma un calo dell’affluenza potrebbe pesare sul risultato, in un paese piccolo dove sono chiamati alle urne 5,9 milioni di elettori e bastano poche migliaia di voti per alterare gli equilibri. “Le paure del coronavirus sono la cosa più eccitante di queste noiose terze elezioni israeliane”, scriveva qualche giorno fa Haaretz, sottolineando che le incognite del voto sono due: l’affluenza e l’impatto del coronavirus.

    L’elettorato appare quindi stanco e rassegnato, tanto che il 38% teme che si dovrà andare a votare anche una quarta volta. 

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