Lo aveva annunciato il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen. A Roma la settimana scorsa c’è stato il primo storico incontro tra Israele e Libia dopo l’interruzione delle relazioni diplomatiche nel 1964. Eli Cohen infatti ha visto la sua omologa libica Najla Al Mangoush nella Capitale italiana, grazie alla mediazione del governo italiano e con la supervisione del ministro degli Esteri Antonio Tajani. Ma poi, domenica notte, il capo del governo di unità nazionale della Libia, Abdulhamid al-Dbeibah, ha sospeso il ministro degli Esteri e l’ha deferita alle indagini, ha riferito Reuters.
I resoconti dell’incontro sono stati accolti con grande obiezione in Libia, con proteste istituzionali e di piazza, dove sono state bruciate bandiere israeliane. La decisione del premier libico Dbeibah prevede ora la formazione di una commissione investigativa presieduta dal ministro della Giustizia e la partecipazione del ministro degli Enti Locali e del direttore del Dipartimento Affari Legali e Reclami del Gabinetto. Avrà il compito di indagare su Mangoush e fornire un rapporto al primo ministro entro massimo di tre giorni. Il ministro della Gioventù Fathallah Abdullatif al-Zini sarà temporaneamente incaricato di dirigere il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. È stato in particolare il capo del Consiglio presidenziale libico Mohammed Menfi a chiedere a Dbeibah di fornire spiegazioni sull’incontro a Roma. In una lettera a Dbeibah vista da Alwasat, Menfi ha affermato che l’incontro tra Mangoush e Cohen “non riflette la politica estera dello Stato libico” ed è “una violazione delle leggi libiche che criminalizzano la normalizzazione con l’entità sionista”. Diversi media libici riportano che il ministro Al Mangoush si è rifugiata in Turchia ”per ragioni di sicurezza”.
Il colloquio, che Cohen ha definito “storico” e “un primo passo”, va nella direzione di un possibile processo di normalizzazione tra l’ovest della Libia, sotto il controllo del Governo di unità nazionale guidato dal premier Abdul Hamed Dabeiba, e Israele. “L’obiettivo è stato quello di esaminare le opzioni per le collaborazioni e le relazioni tra i Paesi” ha affermato il ministro Cohen. “Le dimensioni strategiche e la posizione della Libia – ha aggiunto – danno alle sue connessioni una grande importanza e un enorme potenziale per lo Stato di Israele. Ho parlato con il ministro degli Esteri del grande potenziale per entrambi i paesi derivante dalle loro relazioni, nonché dell’importanza di preservare il patrimonio ebraico libico, compresa la ristrutturazione delle sinagoghe e dei cimiteri ebraici nel paese”. Cohen e Mangoush hanno parlato inoltre di aiuti umanitari da parte degli israeliani, di progetti per l’agricoltura e la gestione dell’acqua.
Anche la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni aveva commentato l’incontro, definendolo “storico”. “Semina la speranza di poter superare decenni di oblio e di inaccessibilità, ricordando che grazie all’accoglienza italiana si è riusciti a preservare la cultura specifica degli ebrei libici” ha dichiarato.