Il processo
Non succede tutti i giorni che un ex primo ministro accusi un altro ex primo ministro (e tutta la sua famiglia con lui) di essere “pazzo”, “mentalmente instabile”, “inabile a svolgere il suo ruolo”. E che a queste dichiarazioni ripetute in diverse interviste segua una querela per diffamazione. E infine che la querela sia accolta e il primo ministro condannato. È successo ieri in Israele, la cui politica non smette di sorprenderci nel bene e nel male. Il primo ministro diffamato è Benjamin Netanyahu (con la moglie Sarah e il figlio maggiore Yair), il diffamatore Ehud Olmert, il teatro della condanna la corte distrettuale di Tel Aviv. Nell’aprile dell’anno scorso Olmert aveva concesso a una rete televisiva (DemocraTV) un’intervista in cui sosteneva che tutta la famiglia Netanyahu era fatta di pazzi isterici, incapaci di controllarsi, soggetti a crisi di panico e di furore, aggiungendo commenti insultanti su ciascuno. Minacciato di querela se non avesse ritirato queste dichiarazioni, Olmert era invece tornato in televisione a ripeterle e il processo era incominciato a gennaio di quest’anno. Netanyahu aveva testimoniato di non aver mai subito nessun trattamento psichiatrico e la moglie Sarah (in genere poco amata in Israele) aveva accusato di montaggio adulterato un video esibito dalla difesa di Olmert in cui la si vedeva dare in escandescenze.
La sentenza
Anche qui Olmert aveva rifiutato di ritirare o moderare le sue affermazioni, aveva anche rinunciato a presentarle come mere espressioni di polemica politica, ed aveva chiesto di essere assolto per aver detto la verità. E’ una tesi che il giudice Amit Yariv ha giudicato inaccettabile e particolarmente grave perché presentata come se fosse un’opinione medica, tanto da squalificare un personaggio pubblico come Netanyahu. Olmert è stato così condannato a pagare dei danni ai Netanyahu, anche se per una cifra minore a quella che era stata richiesta dai querelanti (270.000 euro): dovrà dare in totale circa 18.000 euro ai Netanyahu, più le spese legali. Ma quel che conta è il principio e il dato politico che vi sono limiti alla libertà di critica anche dei leader, quando questa usa delle menzogne insultanti.
Fanatismo
Anche prima della sentenza, tutta la causa è il sintomo di un clima di odio che da tempo si è sviluppato intorno alla figura di Bibi Netanyahu. Proprio domenica scorsa, in concomitanza con la sentenza, a Ramat Gan, un sobborgo elegante di Tel Aviv, è scoppiato uno scandalo perché un maestro della scuola elementare del quartiere ha appeso nel corridoio davanti alla sua classe una foto di Netanyahu, deturpata da una svastica e da un nodo scorsoio. Sono fanatismi che conosciamo bene anche noi in Italia, e che purtroppo sono diffusi pure nella politica israeliana. Oltre a Olmert anche un altro ex primo ministro è spesso intervenuto molto polemicamente contro Netanyahu: è Ehud Barak, ultimo premier laburista (1999-2001). In effetti il ruolo di capo del governo nella politica israeliana è molto ricco di potere e di responsabilità; rinunciarvi serenamente non è facile.
Olmert
Il caso di Olmert è però in parte diverso. Nato nel 1945, diventato deputato ad appena ventott’anni, rieletto alla Knesset per sette volte, primo sindaco di Gerusalemme del Likud, la sua carriera si scontra con quella di Netanyahu quando lo sostituisce al ministero delle finanze nel governo di Sharon da cui Bibi si era dimesso perché non condivideva il ritiro da Gaza. Olmert segue Sharon nell’uscita dal Likud e nella fondazione di Kadima e lo sostituisce nel 2006 quando un ictus lo toglie dalla vita politica. La sua leadership dura però abbastanza poco. Nel 2007 viene rivelato al pubblico che è sotto indagine per corruzione, nel 2008 si dimette e non si presenta più alle elezioni successive dove Netanyahu ottiene una grande vittoria e diventa primo ministro al suo posto. Negli anni successivi si svolgono diversi processi per corruzione contro Olmert, che si concludono con pene detentive e multe. Scontato il suo debito con la società, Olmert non rientra direttamente in politica, ma si pronuncia spesso sulla stampa, esprimendo posizione di sinistra, per esempio pronunciandosi contro un possibile attacco all’Iran. Ma soprattutto polemizza ogni volta che può contro Netanyahu, che l’ha sostituito e si deve difendere da accuse formalmente simili alle sue, ma dalla sostanza molto diversa: la corruzione per cui è stato condannato Olmert erano bustarelle ricevute da sindaco di Gerusalemme e ministro per operazioni immobiliari; mentre Netanyahu è soprattutto accusato di avere acconsentito a discutere di una copertura favorevole che alcuni organi di stampa in genere ostili al suo governo potevano dargli. Olmert poi rivendica spesso il proprio ruolo come l’ultimo ad aver tentato accordi di pace con l’Autorità Palestinese. Ancora pochi giorni fa Olmert ha parlato di nuovo della propria offerta a Mohamed Abbas di quasi tutti i territori contesi, “più di quel che lui chiedeva”, rammaricandosi di non aver avuto mai risposte da lui.