La proposta di riforma giudiziaria avanzata martedì da diverse personalità pubbliche di spicco, tra cui l’ex ministro della Giustizia Daniel Friedmann e l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Giora Eiland, è stata accolta positivamente dal ministro Yariv Levin.
Il compromesso, sviluppato da Friedmann con il preside dell’Ono Academic college multicultural campuses il Prof. Yuval Elbashan, l’ex consigliere Giora Eiland e l’imprenditore Giora Yaron, riformulerebbe il sistema di controlli ed equilibri per il comitato di selezione dei giudici, il controllo giurisdizionale, la clausola derogatoria, il criterio della ragionevolezza, l’emanazione delle leggi fondamentali e il ruolo dei consulenti legali del governo.
Eiland, che è coautore di questo piano, ha esortato Levin e Rothman ad accettare “così com’è” e senza “modifiche manipolative”.
In che cosa consiste la proposta di riforma di Friedmann?
Per quanto riguarda il comitato di selezione dei giudici, l’ex ministro della Giustizia propone due opzioni per le nomine giudiziarie. La prima, comporterebbe la creazione di un comitato 11 membri, con sei provenienti dal governo e dalla coalizione di maggioranza, due dall’opposizione e tre dalla magistratura. Per nominare un giudice della Corte Suprema sarebbe necessaria una maggioranza di otto membri su 11, il che significherebe che nessun ramo del governo sarebbe in grado di effettuare nomine senza il contributo di un altro ramo.
La seconda opzione di Friedmann invece, darebbe alla coalizione, all’opposizione e alla magistratura quattro rappresentanti ciascuno in un comitato di 12 membri, dove però i giudici sarebbero solo osservatori senza diritto di voto per le nomine della Corte Suprema.
La nomina dei giudici alla Corte Suprema verrebbe fatta a coppie, con una carica occupata dalla scelta della coalizione e una dall’opposizione. Il presidente della Corte Suprema potrebbe porre il veto a una scelta della coalizione e dell’opposizione una volta per ogni mandato della Knesset, cioè fino a nuove elezioni. Mentre le nomine dei magistrati e per i tribunali distrettuali verrebbero effettuate a maggioranza di sette su 12 membri del comitato e richiederebbero il sostegno di due rappresentanti della coalizione, due dell’opposizione e tre giudici. La proposta di riforma del governo, invece, darebbe alla coalizione una maggioranza interna per nominare tutti i giudici, compresi quelli della Corte Suprema, senza il voto della magistratura o dell’opposizione.
Per quanto riguarda il controllo giurisdizionale, Friedmann propone che la normale legislazione del governo può essere soggetta al controllo dell’Alta Corte, tuttavia la decisione di annullare una legge richiederebbe una maggioranza di tre quarti di un intero collegio giudiziario, composto da 15 giudici. Mentre secondo la riforma proposta da Levin, sarebbe necessario il consenso dell’80% del collegio.
La proposta prevede anche una clausola derogatoria più limitata. La riforma del governo consentirebbe alla Knesset di annullare il controllo giurisdizionale con una maggioranza semplice di 61 voti e non consentirebbe alla corte di rivedere la legislazione fino a un anno dopo lo scioglimento della Knesset che ha attuato la legge. La proposta di Friedmann invece consentirebbe un override con 61 voti, che entrerebbe in vigore nella prossima Knesset, mentre con più di 65 voti, la clausola avrebbe effetto immediato. La legge non potrebbe essere rivista dal tribunale fino a cinque anni dall’entrata in vigore della legge.
Per quanto riguarda invece le leggi fondamentali, queste non sarebbero soggette a revisione giudiziaria da parte dell’Alta Corte, come proposto dal governo, ma richiederebbero quattro letture della Knesset invece di tre e una maggioranza di 61 parlamentari in ogni lettura.
Se una legge fondamentale o un emendamento raccoglie meno di 70 parlamentari, o comporta la modifica del sistema elettorale, la quarta lettura dovrebbe tenersi con l’elezione della nuova Knesset. Questi cambiamenti fornirebbero una certa protezione dall’abuso delle leggi fondamentali per fini politici o ideologici ristretti.
Il piano Friedmann ridurrebbe anche l’uso dello strumento giudiziario del criterio di ragionevolezza per rivedere le decisioni del governo, ma non lo eliminerebbe del tutto come nella riforma di Levin. Secondo la nuova proposta, il test di ragionevolezza non potrebbe essere utilizzato per annullare le nomine governative o quelle fatte dalla Knesset, o sull’assegnazione di risorse governative.
Anche per quanto riguarda l’istituto dei consulenti legali del governo, Friedmann propone alcune modifiche rispetto alla riforma del governo. Infatti, i consulenti rimarrebbero dipendenti pubblici professionisti e non incaricati politici scelti direttamente dal ministro della Giustizia. La loro opinione sulle decisioni legislative e amministrative non sarebbe vincolante per il ministro e il dipartimento governativo in questione, che potrebbe cercare un avvocato alternativo senza il consenso del procuratore generale nel caso in cui il consulente legale si opponesse alla posizione del ministro.
Le reazioni al piano Friedmann
“Questa è la prima proposta che esce fuori dagli schemi, ha buone indicazioni e il ministro Levin la metterà alla prova”, ha affermato il portavoce del ministro della Giustizia secondo quanto riportato dal Jerusalem Post.
Mentre dal governo c’è stata un’apertura al dialogo sulla base di questa proposta, dall’opposizione è arrivato un fermo rifiuto al piano di Friedmann. “Trovo solo difficile capire perché alcune persone lo definiscano un compromesso. È la stessa proposta mascherata per Purim”, ha twittato l’ex ministro della Giustizia Gideo Sa’ar, riferendosi alla festa celebrata martedì. Anche l’ex primo ministro Ehud Barak, e uno dei principali oppositori della revisione giudiziaria, ha fatto commenti simili. ” Un cambio di regime in un costume per Purim”, ha twittato. “Il piano Friedmann è nato con buone intenzioni, ma i suoi risultati sono una cortina fumogena. Il movimento di protesta e l’opposizione devono respingerlo”, ha proseguito Barak.