Israele conquista il primo posto nel ranking globale per qualità della vita digitale. A riferirlo il report annuale Digital Quality of Life di Surfshark, una società specializzata in reti private virtuali (VPN), che ha analizzato 116 nazioni (7,2 miliardi di persone, il 92% della popolazione mondiale), rilevando il benessere digitale di ogni singolo Paese.
Lo Stato ebraico è seguito dalla Danimarca, per due anni consecutivi in prima posizione, Germania, Francia e Svezia. Il Regno Unito si è classificato al 9° posto e gli Stati Uniti sono al 12°, in calo rispetto al quinto dello scorso anno. In coda Mozambico e Camerun. Lo riporta il Times of Israel.
Lo studio si basa su cinque parametri fondamentali (e 14 indicatori): accessibilità alla rete, qualità di internet, livello di informatizzazione dello Stato (e-Government), infrastrutture digitali, sicurezza informatica.
L’accessibilità alla rete è il punto di forza dello Sato ebraico, che ha l’internet Mobile più conveniente del mondo. Per arrivare a tale risultato, l’indice ha esaminato il numero di ore lavorative mensili utili alle persone per permettersi l’accesso. In Israele, il tempo necessario è di appena 5 secondi di lavoro al mese per 1 gigabyte, 58 volte in meno rispetto agli Stati Uniti. L’accesso a internet a banda larga fissa è più costoso, 19 minuti di lavoro mensile, che però è migliore rispetto alla media globale che si attesta sulle 6 ore.
L’elevato punteggio in questo parametro ha aiutato Israele a raggiungere il primo posto nella classifica generale, nonostante prestazioni più basse negli altri indicatori.
Per ciò che riguarda le infrastrutture digitali, lo Stato ebraico si piazza al 28° posto. Il parametro sulla qualità di internet, considerando velocità, stabilità e crescita, lo colloca al 21° posto, migliore del 31% rispetto alla media globale, 32ma posizione per la sicurezza informatica. Il valore israeliano più basso è l’e-Government, che lo classifica al 33° posto.
Lo studio si basa sulle informazioni open-source delle Nazioni Unite, della Banca Mondiale, di Freedom House, dell’Unione Internazionale delle Comunicazioni e di altre fonti.