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    Incontro con Ronny Somek: poeta, scrittore, giornalista

    di Giorgia Fargion

    Poeta dalle tante sfaccettature, tra le voci piu significative del panorama letterario israeliano. Ronny Somek ha portato la sua poesia anche a Milano, in un incontro organizzato dall’Associazione Italia-Israele presso il Circolo Filologico, dove ha letto le sue poesie ad un pubblico incantato, accompagnato dalle meravigliose note del prestigioso chitarrista Emanuele Segre.

    “Un campo di grano fluttua/ sul capo della mia donna/ e su quello della mia bimba./ Quanto appare banale descrivere così il biondo/ eppure, là cresce/ il pane della mia vita”.

    Si intitola “Grano”, questa breve ma efficace poesia, una delle tante lette in sala, dedicata alla sua famiglia.

    Someck è poeta, scrittore, giornalista e professore. La sua dimensione è fatta di parole, di musica e di arte: accanto alle dodici raccolte di poesia pubblicate e ai libri per bambini ci sono gli album di jazz e la passione per la pittura e il disegno.

    Nato a Bagdad nel 1951, si trasferisce con la famiglia in Israele nel 1953. Studia arte alla Avni Art Academy di Tel Aviv e si laurea in Letteratura e Filosofia ebraica.

    Gli sono stati conferiti numerosi premi, tra cui il Prime Minister’s Award (1989 e 2000), il prestigioso Yehuda Amichai Price per la poesia ebraica (2005), il Berghhuis prize for poetry (2006), Olanda. Nel 2014 è stato premiato con Order of Arts and Letters of France. Ha pubblicato nove antologie di poesia e libri per bambini, è critico letterario e creatore di opere visive e musicali. In Italia si possono leggere le sue poesie all’interno della raccolta Poeti israeliani, a cura di Ariel Rathaus (Einaudi, 2007) e soprattutto nel volume Il bambino balbuziente (Mesogea Editore, 2008) a cura di Sarah Kaminski (traduzione di Sarah Kaminski e Maria Teresa Milano).

    Portatore di una multiculturalità aperta, Somek parla nei suoi versi della composita identità nazionale israeliana, in cui ciascuno ha le proprie origine da ricordare. Ma tra i temi trattati troviamo anche l’amore, la famiglia, l’infanzia, e temi della quotidianità. Canto di felicità: Noi sulla torta in posa/come le statuine, sposo e sposa./E se il coltello s’insinuerà/ ci impegneremo/ a rimanere nella stessa fetta.

    Quale messaggio vuole portare con le sue poesie?

    Un poeta che vive in Israele è come un pianista, ma non mette mai il suo pianoforte nella sala da concerto, lo mette in mezzo a una strada, perché ha bisogno di annusare la strada e suonare anche per la gente che non va ai concerti. E ogni tanto dice: non sparate, sono solo il pianista!

    Quali sono i punti in comune e le differenze tra poesia israeliana e poesia italiana?

    La similitudine è che tutte le poesie che conosco sono sull’amore, su D-o, sulla natura. La differenza, è che la lingua italiana è musicale, la poesia è musicale.

    La definiscono “uomo ponte” tra Oriente e Occidente. Perché?

    Sono nato a Baghdad, in Iraq. Sono arrivato in Israele quando ero un bambino piccolo, provo a capire la cultura occidentale e quella orientale e provo a mescolarle. Ma in Israele le gente viene da 70 differenti comunità, è come una torre di Babele. Se vuoi capire la cultura israeliana dovresti venire per esempio a cenare con noi: mia madre cucina ancora cibo iracheno; la famiglia di mia moglie viene dalla Romania, lei cucina cibo romeno e sa anche cucinare cibo francese; il marito di mia sorella è nato in Russia e mia sorella prova a cucinare cibo russo; e a mia figlia piace la pizza…

    Lei incontrerà anche i giovani detenuti quale messaggio vuole portare loro ?

    In israele ho lavorato per anni presso il “Last chance high school” ho lavorato con ragazzi disagiati, e so come parlare con loro. Mi hanno invitato a Bollate e al carcere femminile di San Vittore, per me una grande esperienza . Il messaggio che porto puo’ essere anche un messaggio segreto: l’idea è che queste persone possano essere tirate fuori da luogo chiuso in cui si trovano.

    Quale è il ruolo della musica che accompagna le sue poesie ?

    Le racconto la storia di un gatto che insegue un topo. Il topo scappa ed entra in un buco, poi sente l’abbaiare di un cane, pensa quindi che il gatto fuggirà. Il topo allora esce dal buco, apre gli occhi, ma vede davanti a sé il gatto. E gli dice : “so che tra dieci minuti diventerò la tua cena, ma dimmi, come è possibile che io abbia sentito l’abbaiare di un cane?”  Il gatto sorride e risponde: “Al giorno d’oggi non puoi gestire nulla se non conosci almeno due lingue”. Questa è la mia risposta sulla musica: per me è anche una metafora tra Oriente e Occidente. Due linguaggi, come poesia e musica. Oggi ho l’opportunità di avere con me un grande musicista, Emanuele Segre.

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