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    Il Papa contro l’esercito israeliano

    Cecchini contro una parrocchia?
    Fra i molti morti veri della guerra a Gaza, ce ne sono anche
    alcuni più dubbi, che si prestano però benissimo alla campagna anti-israeliana
    in corso. È il caso di un incidente che sarebbe accaduto nella parrocchia
    cattolica della Sacra Famiglia a circa due chilometri dal centro di Gaza City.
    Scrive il sito cattolico Renovatio: “Il Patriarcato latino di Gerusalemme ha
    annunciato che l’esercito israeliano ha sparato e ucciso cattolici innocenti in
    una parrocchia di Gaza, usando anche un carro armato per distruggere il
    Convento delle Suore di Madre Teresa (Missionarie della Carità). In una
    dichiarazione pubblicata su Twitter intorno sabato 16 dicembre, il Patriarcato
    ha riferito che una donna di nome Nahida e sua figlia Samar sono state uccise
    da un cecchino delle Forze di Difesa Israeliane mentre si trovavano all’interno
    della parrocchia della Sacra Famiglia, che si trova nella città di Gaza. L’una
    è stata uccisa mentre cercava di portare in salvo l’altra. Altre sette persone
    sono state colpite da colpi di arma da fuoco e ferite mentre cercavano di
    proteggere gli altri all’interno del complesso della chiesa. Non è stato dato
    alcun avvertimento, non è stata fornita alcuna notifica. Sono stati fucilati a
    sangue freddo all’interno dei locali della Parrocchia, dove non ci sono
    belligeranti» La dichiarazione porta la firma del Cardinale Pizzaballa, ed è
    stata anche ripresa espressamente e molto duramente dal Papa: “Continuo a
    ricevere notizie molto gravi e dolorose da Gaza. Civili disarmati subiscono
    bombardamenti e sparatorie. E questo è avvenuto anche all’interno del complesso
    parrocchiale della Sacra Famiglia, dove non ci sono terroristi, ma famiglie,
    bambini, malati e disabili, suore. Sì, è guerra, è terrorismo”. Renovatio dà
    anche una strana spiegazione della causa dell’episodio citando “Asia News”,
    l’agenzia del Pontificio Istituto Missioni estere, secondo cui «testimoni
    riferiscono che i militari israeliani avrebbero attaccato per la presenza –
    sebbene la notizia sia palesemente infondata – di un mezzo spara-razzi all’interno
    della parrocchia». Parlare della “presenza” di un “mezzo lanciarazzi”, che
    difficilmente si può confondere con due donne, ma dire subito dopo che la
    “notizia era infondata” è certamente uno strano modo di descrivere l’episodio.
     
    La smentita dell’esercito israeliano
    Il fatto è che l’esercito israeliano, il quale non ha timore
    di ammettere i suoi errori, come si è visto nel caso dei tre rapiti uccisi per
    sbaglio, ha smentito con decisione l’episodio. In una dichiarazione scritta, il
    portavoce militare ha affermato di aver ricevuto la lettera “che descrive un
    tragico incidente avvenuto nella parrocchia della Sacra Famiglia”. Ha aggiunto
    però che sabato “rappresentanti della chiesa ci hanno contattato in merito alle
    esplosioni udite vicino alla chiesa. Durante il dialogo tra noi e i
    rappresentanti della comunità, non ci sono state date notizie di un attacco
    alla chiesa, né di civili feriti o uccisi. Una revisione delle operazioni
    compiute dall’esercito conferma che le cose stanno così”. Mark Regev,
    consigliere senior del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha
    dichiarato: “Rifiuto le parole: ‘uccisione a sangue freddo’. Ciò indicherebbe
    un attacco deliberato contro i civili; è qualcosa che non facciamo; non
    spariamo alle persone che vanno in chiesa, semplicemente non succede. Non è
    questo il modo in cui opera il nostro esercito. Dire che Israele prende
    deliberatamente di mira i fedeli cristiani è un’accusa terribile e infondata”.
    Si tratta proprio di un’accusa tremenda, che viene dai vertici della Chiesa e
    che è categoricamente smentito da Israele. È molto strano che dopo queste
    denunce violentissime, non siano emerse altre prove, fotografie o testimonianze
    indipendenti, che i giornali non abbiano trovato nuove notizie, che manchino
    anche i cognomi delle vittime, insomma che non vi siano conferme o dettagli
    ulteriori. È una storia che per ora sembra simile al preteso bombardamento
    israeliano di un ospedale di Gaza, all’inizio della guerra, con 500 morti, su
    cui poi si scoprì che la bomba non era israeliana ma dei terroristi, che non
    aveva colpito l’ospedale ma un parcheggio, che i morti non erano centinaia, ma
    una ventina circa.
     
    La situazione sul terreno
    A parte questa storia assai poco chiara, la guerra continua
    su tutti i fronti. A Gaza i militari israeliani continuano a scoprire pozzi,
    gallerie militari, punti fortificati, depositi di armi in luoghi improbabili
    come le incubatrici degli ospedali, grosse somme di danaro nascoste dai
    terroristi e purtroppo continuano anche le perdite di soldati che cadono negli
    agguati dei terroristi. Oltre ai soliti scambi con Hezbollah al confine
    libanese, ieri si è attivato il fronte siriano, che era stato piuttosto tranquillo
    nelle scorse settimane. Nel territorio israeliano ieri è arrivata dalla Siria
    una salva di missili, che per fortuna sono non sono caduti su obiettivi
    sensibili. Israele come di consueto ha reagito con l’artiglieria contro i siti
    di lancio dei missili. Un altro incidente significativo si è avuto invece al
    confine fra Siria e Giordania, dove l’esercito giordano ha affrontato in un
    sanguinoso scontro a fuoco un gruppo di contrabbandieri. Sembra che questa
    volta non cercassero di far passare della droga, ma razzi ad uso dei terroristi
    in Giudea e Samaria.

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