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    ISRAELE

    Il difficile ritorno a casa di Or, Eli e Ohad

    Dopo 491 giorni di prigionia, Or Levy, Eli Sharabi e Ohad Ben Ami sono finalmente tornati a casa. Il loro rilascio è avvenuto a Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza, dove sono stati consegnati al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR). Tuttavia, le immagini trasmesse hanno mostrato i tre uomini in condizioni fisiche precarie, visibilmente indeboliti e costretti a parlare in pubblico mentre venivano sorretti da membri armati di Hamas prima della consegna alla Croce Rossa.

    Un primo esame medico presso il Tel Aviv Sourasky Medical Center e lo Sheba Medical Center ha confermato la gravità delle loro condizioni, evidenziando segni di malnutrizione e una perdita di circa il 30% del peso corporeo.

    La tragedia personale di Eli Sharabi ha assunto contorni ancora più strazianti. Rapito il 7 ottobre 2023 durante il massacro di Hamas nel sud di Israele, ignorava la sorte della sua famiglia fino al momento del rilascio. Secondo Channel 12, appena liberato, aveva espresso il desiderio di riabbracciare la moglie Leanne e le figlie Noya (16 anni) e Yahel (13 anni), ignaro che fossero state brutalmente assassinate nel Kibbutz Be’eri. Hamas, inoltre, lo ha costretto a parlare in pubblico rivelandogli in quel momento la morte del fratello Yossi, ucciso in prigionia, il cui corpo è ancora trattenuto a Gaza. “Eli torna da una realtà impossibile in cattività a una realtà altrettanto difficile in Israele”, ha dichiarato il Kibbutz Be’eri. “Una realtà in cui le persone a lui più care non sono più vive. Lo accoglieremo con affetto e gli daremo tutto il supporto possibile”.

    Le figlie di Ohad Ben Ami – Yulie, Ella e Natalie – lo hanno finalmente potuto vedere dopo il rilascio, all’ospedale Ichilov. “Nostro padre è uscito dall’orrore e il trauma è scritto sul suo volto”, hanno dichiarato. “Ma noi siamo forti per lui, proprio come lui lo è per noi. Presto potremo finalmente abbracciarlo. Abbiamo riavuto nostro padre. Ora dobbiamo riportare indietro ogni ostaggio rimasto”.

    Le condizioni in cui sono stati rilasciati hanno suscitato indignazione nella politica israeliana. Il presidente Isaac Herzog ha definito la grave denutrizione degli ostaggi “un crimine contro l’umanità”. L’ufficio del Primo Ministro ha accolto con soddisfazione il ritorno dei tre uomini, ribadendo l’impegno a riportare a casa tutti gli ostaggi ancora in mano a Hamas. “Le loro famiglie sono state informate che sono al sicuro con le nostre forze”, ha dichiarato il governo, promettendo “azioni adeguate” per rispondere alle atrocità subite.

    Il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar ha inviato un messaggio forte alla comunità internazionale, evidenziando la drammatica differenza tra lo stato di salute degli ostaggi e quello dei civili gazawi: “Per oltre un anno, il mondo ha dato credito alla propaganda sulla ‘carestia’ a Gaza. Ma le immagini non mentono: i terroristi di Hamas e i civili gazawi appaiono in buona salute. Gli ostaggi israeliani, invece, sembrano sopravvissuti alla Shoah, gli unici nelle foto a mostrare segni evidenti di denutrizione. Hamas ha commesso crimini contro l’umanità su civili rapiti. L’orrore nazista di Hamas deve essere sradicato”.

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