Com’era largamente previsto e anche Shalom aveva anticipato, l’undicesimo presidente di Israele sarà Yitsaak “Bougie” Herzog, 61 anni, nato a Tel Aviv. L’ha eletto stamattina la Knesset, il parlamento monocamerale dello stato di Israele, con una larga maggioranza: dei 113 deputati su 120 che hanno votato nello scrutinio segreto, Herzog ha avuto 87 voti e la sua concorrente Miriam Perez 26. I partiti avevano lasciato libertà di voto ai propri deputati, i leader principali, compreso Netanyahu, avevano evitato di dichiarare il proprio sostegno a uno dei due candidati; dunque l’elezione non si è probabilmente svolta per linee di partito.
L’undicesimo presidente di Israele è di origini ashkenazite e uomo, come tutti i suoi predecessori. Peretz avrebbe interrotto questa serie, portando alla prima carica dello stato una donna sefardita; ma non è accaduto. Herzog appartiene inoltre a quell’”aristocrazia sionista” che si è assunta da generazioni la responsabilità di costruire e guidare lo stato di Israele: è figlio di Haim Herzog, generale e presidente di Israele per due mandati dal 1983 al 1993, ed è nipote di Yitzhak HaLevi Herzog, rabbino capo d’Irlanda dal 1922 al 1935, poi dal 1936 immigrato in Israele e nominato subito secondo rabbino capo askenazita di Israele, successore del grande Rav Kook: una carica che mantenne fino al 1959, coprendo il periodo cruciale della Shoà e della fondazione dello stato. Lui stesso è stato segretario del governo (noi diremmo: sottosegretario alla presidenza del consiglio, un posto importante) per Ehud Barak fra il 1999 e il 2001, poi presidente dell’Autorità antidroga, deputato laburista nel 2003, ministro dell’edilizia, poi del turismo, degli affari sociali, della diaspora. Dal 2013 al 2017 è stato leader del partito laburista. Dopo la sua sconfitta alle primarie del partito in quell’anno, Herzog nel 2018 fu nominato presidente della Sochnut, l’Agenzia ebraica per Israele, un organismo importante che è stato il “governo” degli ebrei di Israele durante il periodo del Mandato britannico e che oggi cura soprattutto rapporti fra lo stato di Israele e la diaspora, occupandosi dell’immigrazione e della difesa degli ebrei del mondo dall’antisemitismo. Ha tre figli e vive in un sobborgo residenziale di Israele. E’ un uomo di riconosciuta correttezza e serietà, un politico poco espansivo e molto riflessivo, una figura rispettata che deve imparare a conquistarsi la popolarità e la capacità di empatia dimostrata da Rivlin.
La Knesset ha insomma scelto facilmente il più titolato dei due candidati, quello interno al mondo politico che conosce profondamente i meccanismi del governo e del parlamento. Del resto dovunque il Presidente dello Stato sia eletto in maniera indiretta dal Parlamento e non per voto popolare, per esempio in Italia e in Germania, accade che il prescelto sia quasi sempre una personalità affermata e riconosciuta nel mondo politico. Semmai è da notare che l’altra candidata Miriam Peretz non fosse mai stata ministra e nemmeno deputata, solo premiata per il suo lavoro educativo e la sua attività sionista con il “premio Israele”, il più importante riconoscimento dello stato ebraico. Herzog è un laburista, membro cioè del partito che ha sostenuto il peso principale del governo durante il periodo del Mandato e per i primi decenni dello stato di Israele e che poi ha perso progressivamente importanza, fino ad arrivare nelle ultime elezioni a ottenere poco più del cinque per cento dei voti. Ma la presidenza della Repubblica in Israele è esclusa dalla normale dialettica politica, è attribuita alle persone più che ai partiti, anche perché il Presidente ha poteri molto limitati, non è neppure un notaio o un mediatore, come in molti paesi europei, ma piuttosto un simbolo, il rappresentante di Israele all’interno nei confronti dei vari settori della popolazione e sulla scena internazionale. È un posto che conclude con grande onore le carriere dei politici: prima di Herzog è toccato fra gli altri a Shimon Peres, a Chaim Weizmann e a suo nipote Ezer Weizmann, oltre che a Chaim Herzog.
Il nuovo presidente entrerà in servizio nella sua carica a fine luglio. Ha raccolto le congratulazioni della sua concorrente, del presidente uscente Rivlin, dei principali leader politici. In un dialogo pubblico con Netanyahu che si congratulava con lui subito dopo l’elezione, ha dichiarato: “spero di poter lavorare con qualunque governo e primo ministro.”