Trovata una misteriosa impronta
di una mano impressa in un fossato di difesa di 1.000 anni fa a Gerusalemme. La
scoperta è avvenuta durante gli scavi effettuati dall’Autorità israeliana per
le Antichità (IAA) nell’ambito di un progetto infrastrutturale lungo la strada
adiacente alle mura della città.
Al momento gli studiosi non hanno
alcuna spiegazione sul curioso ritrovamento dell’impronta nella roccia del
fossato: “Simboleggia qualcosa? Indica un elemento specifico? O è solo uno
scherzo? Il tempo potrà dirlo”, dicono i ricercatori.
Il fossato di difesa, risalente
al X sec, largo 10 m e profondo tra i 2 e i 7 m, circondava l’intera Città
Vecchia. “La sua funzione – ha spiegato Zubair Adawi, direttore degli scavi
dell’IAA – era quella di impedire ai nemici di avvicinarsi alle mura e di
assediare Gerusalemme. A differenza dei fossati che circondavano fortezze e
castelli in Europa, questo fu lasciato senza acqua, la sua larghezza e la
profondità erano comunque un ostacolo che rallentava l’attacco di un esercito”.
Le mura e le porte imponenti
della Città Vecchia visibili oggi furono costruite nel 1538 durante il regno
del sultano ottomano Solimano I, il Magnifico. “Le mura di fortificazione
precedenti a queste erano molto più forti. – ha detto Amit Re’em, archeologo
del distretto centrale di Gerusalemme dell’IAA – Gli eserciti che cercavano di
assediare la città nel Medioevo, dovevano attraversare il fossato. Inoltre,
dietro di esso erano presenti due spesse mura di fortificazione, da cui i
difensori gettavano fuoco e zolfo. Come se ciò non bastasse, c’erano anche
tunnel segreti, attraverso i quali coloro che proteggevano la città potevano
uscire dal fossato e attaccare il nemico di sorpresa, per poi scomparire di
nuovo all’interno”. “Fonti storiche sulla Prima Crociata – ha aggiunto –
indicano che l’esercito crociato arrivò alle mura di Gerusalemme nel giugno
1099 e che impiegò almeno cinque settimane per attraversare il fossato”.
“Molti hanno sognato [di
conquistare] Gerusalemme e hanno combattuto per la città. – ha affermato Eli
Escuzido, direttore dell’IAA – Le fortificazioni sono una silenziosa
testimonianza. I reperti archeologici ci permettono di avere una visione chiara
degli eventi drammatici e degli sconvolgimenti che la città ha subìto”.